Il leader imbonitore di RETE, oltre a non disdegnare di discettare di manganelli, ama molto raccontare certe favolette sulla Giustizia che evidentemente tanti suoi compagni di partito prendono per vere. Non si spiegano altrimenti certe affermazioni che anche recentemente sono risuonate in Repubblica. Riconosciamo pure qualche attenuante al leader “maximo” dato che egli stesso è sotto processo per certe aggressioni verbali distribuite qua e là (compresa quella che ha esibito dinnanzi alla Reggenza, con tanto di turpiloquio) che evidentemente riducono la sua lucidità. Cerchiamo, però, di guardare serenamente alle questioni. Tutto partì, si racconta, da una famigerata riunione della Commissione Giustizia (in verità sono state due) in cui l’ex-magistrato dirigente presentò un documento in cui muoveva una serie di accuse inerenti a presunte interferenze politiche sulla Giustizia. A diversi membri sembrarono strane queste segnalazioni a scoppio ritardato, anche di anni. Ancora più strano il fatto che lo stesso ex-magistrato dirigente facesse segnalazioni di reati alla Commissione Giustizia invece di denunciarli in Tribunale e fare aprire fascicoli d’indagine. Il leader “maximo” di RETE non se lo fece dire due volte e annunciò ai microfoni di RTV le proprie dimissioni dalla Commissione e relative denunce, anche a carico di colleghi della Commissione, per quanto aveva ascoltato. Denunce che invece l’ex-magistrato dirigente Valeria Pierfelici non ritenne di dover fare. Ovviamente, come in altre occasioni, la promessa delle dimissioni non si è realizzata. Pazienza, se ne dicono tante! Tutta questa vicenda è stata poi portata nell’organismo naturale che se ne doveva occupare, cioè il Consiglio Giudiziario Plenario, dove siedono in numero paritetico consiglieri e giudici. Per questo motivo, dopo avere cercato disperatamente di nascondere i verbali della Commissione, della cui pubblicazione evidentemente si aveva paura, si è pure gridato al Colpo di Stato, con estremo sprezzo del ridicolo. Infatti, il Collegio Garante (la nostra “Corte Costituzionale”) ha poi dichiarato destituita di qualsiasi fondamento la panzana del colpo di Stato, anche se oltre al leader “maximo” anche qualche pataccaro politico di questi giorni fa finta di non ricordarsene. Il Consiglio Giudiziario Plenario ha poi deciso di rimuovere, a grande maggioranza degli stessi giudici, l’ex magistrato dirigente dal suo ruolo di coordinatore del Tribunale, non di magistrato. Anche qui infinite contestazioni, finora finite nel nulla come quelle contro il nuovo dirigente del Tribunale. Anche in questo caso i “complotti” sono stati sbugiardati da organismi terzi. Nel mentre succedeva tutto questo abbiamo assistito al tentativo di un consigliere di vecchio corso (di quando le cose “andavano bene”, fra banche concesse agli amici degli amici in cambio di favori, soldi della mafia, dissesti bancari nascosti e corruzione dilagante, con tanto di infornate nella PA e sblocco di lotti) di inserire a sorpresa in una legge finanziaria un emendamento che doveva mettere al riparo il leader “maximo” di RETE dalle conseguenze penali delle proprie azioni sconsiderate, forse per eccesso di piaggeria. Per finire, come puntualmente suggerito da Gabriele Gatti, proclamatosi padrino politico di Motus Liberi (alleati di RETE), con entrature importanti anche altrove, si è provveduto ad impedire con ogni mezzo, compreso la palese violazione di leggi dello Stato, la presa d’atto del reclutamento di due nuovi giudici d’appello. Tanto per creare problemi alla celebrazione del processo d’appello del “Conto Mazzini”, oltre che al funzionamento del tribunale. Purtroppo anche i leader di LIBERA, a questo proposito, sono presto passati dalla posizione dei “senza se e senza ma” a favore della presa d’atto (senza alcun voto, non essendo questione politica!) all’allineamento su quanto profetizzato da Gabriele Gatti. A proposito di fascicoli portati avanti lentamente. Segnaliamo ai paladini di RETE, sempre pronti a combattere i poteri forti (almeno alcuni, non tutti), che il Congresso di Stato (quello che ha cacciato Grais e Savorelli dalla Banca Centrale!) ha prontamente provveduto a costituirsi parte civile proprio contro Savorelli ed i suoi accoliti ed ora bisognerà attendere ciò che il Tribunale deciderà in merito. Intanto anche la Commissione d’Inchiesta, che poteva indagare sulle responsabilità politiche in questa vicenda, come su altre, è stata affossata dall’opposizione e dagli elettricisti che hanno tolto la spina al Governo, determinando la fine caotica della legislatura. Se ne riparlerà in futuro, forse! Purtroppo, a differenza delle favole vere, quella inventata da RETE non avrà un lieto fine per la nostra Repubblica.
Repubblica Futura