“Rispettiamo le posizioni di APAS, ma chiediamo il medesimo trattamento; aprire nuove polemiche non porterebbe a nulla”. Così il Presidente della Federazione Caccia, Piermarino Canti, risponde al comunicato dell'Associazione Protezione Animali, nel giorno in cui, in tutta la Penisola, riapre la caccia alla selvaggina migratoria; il 16 settembre l'apertura generale. “Cosa può esservi di divertente a causare tanto dolore alle altre creature?”, si chiede APAS. La stagione venatoria – in Repubblica - si chiuderà il 10 febbraio; il 31 gennaio, invece, in quasi tutte le Regioni italiane. Un gap temporale che potrebbe attirare – in quei giorni - i cacciatori di alcune zone limitrofe. “Come se non bastassero quelli locali”, sottolinea con rammarico l'associazione. Federcaccia ricorda tuttavia come il calendario di San Marino segua a livello temporale quello della Regione Marche, e sia il più restrittivo della Penisola, per quanto riguarda il prelievo delle specie. Ma le posizioni restano ovviamente distanti da APAS, che all'interno dell'”Osservatorio sulla Fauna e relativi Habitat” continua a richiamare al recepimento delle Direttive UE in materia. “Nonostante ciò – sostiene l'associazione – rimangono ancora nel mirino diverse specie protette in Europa”. “Ma i regolamenti li fa l'Osservatorio - replica Canti -; organismo di cui facciamo parte, attenendoci a tutte le relative disposizioni”. “Per la prima volta, poi – continua –, a San Marino i cacciatori sono dotati di un secondo tesserino, nel quale viene annotata la quantità e il tipo di selvaggina prelevata. A fine anno UGRAA e Centro Naturalistico tireranno le somme. In ogni caso abbiamo ridotto il nostro carniere, per dimostrare sensibilità per le specie in difficoltà”. APAS, comunque, non ci sta. 200 milioni di animali – afferma – vengono abbattuti ogni anno nella Penisola; c'è poi il problema del piombo delle cartucce, che – secondo l'associazione – inquina suolo e falde acquifere. Senza dimenticare i pericoli per l'uomo. La caccia – conclude la Protezione Animali – provoca il ferimento e addirittura la morte di decine di persone ogni anno tra cacciatori, turisti, escursionisti, raccoglitori di funghi, amanti della montagna e bambini”.
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