Fu il primo referendum abrogativo nella storia della Repubblica. Stiamo parlando di quello sul divorzio, quando oltre 33 milioni d'italiani si recarono alle urne il 12 e 13 maggio 1974. I 'no' trionfarono e la legge introdotta nel 1971, grazie all'iniziativa di due parlamentari laici, il socialista Fortuna e il liberale Baslini, restò in vigore. Andarono a votare l'87,72% degli aventi diritto. I 'no', che si tradussero in una conferma per il divorzio, furono quasi il 60%, i 'sì', contrari all'istituto furono il 40,74%. Il 'no' sdoganò le morali diventando così costume, nonché strumento.
La legge che introdusse il divorzio in Italia fu approvata definitivamente dalla Camera il 1° dicembre del 1970 con 319 voti favorevoli e 286 contrari, al termine di una seduta conclusasi alle 5.40 del mattino con votazioni iniziate alle 10 del giorno precedente. Nel 1987 fu approvata una modifica che ridusse da 5 ai 3 gli anni di separazione richiesti prima di poter accedere al divorzio. Un cambiamento approvato in extremis prima della fine anticipata della legislatura, grazie alla regia dell'allora presidente della Camera, Nilde Iotti, che riuscì ad ottenere l'accordo unanime di tutti i Gruppi per un'approvazione in commissione in sede legislativa.
La legge che introdusse il divorzio in Italia fu approvata definitivamente dalla Camera il 1° dicembre del 1970 con 319 voti favorevoli e 286 contrari, al termine di una seduta conclusasi alle 5.40 del mattino con votazioni iniziate alle 10 del giorno precedente. Nel 1987 fu approvata una modifica che ridusse da 5 ai 3 gli anni di separazione richiesti prima di poter accedere al divorzio. Un cambiamento approvato in extremis prima della fine anticipata della legislatura, grazie alla regia dell'allora presidente della Camera, Nilde Iotti, che riuscì ad ottenere l'accordo unanime di tutti i Gruppi per un'approvazione in commissione in sede legislativa.
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