Lo sciopero della fame continua. Nel consiglio Grande e Generale del primo dicembre andrà in seconda lettura il progetto di legge che potrebbe consentire la revisione del suo processo, ma la battaglia personale di Jeanmarc Tierce non si ferma, non ancora. “Ringrazio il segretario Berardi e la Reggenza per l’interesse dimostrato nei miei confronti – dice – mi rendo conto che queste persone stanno cercando di risolvere un problema nato non per causa loro, ma della classe politica precedente”. Tierce chiede alle istituzioni un altro passo avanti, un gesto di buona volontà come un indennizzo – anche parziale – o la restituzione dei beni sequestrati nel corso di un processo penale che – secondo il francese – fu completamente ingiusto ed inventato. E’ sempre battagliero Jeanmarc, nonostante i 18 giorni di digiuno. Questa volta ha chiesto di non essere ripreso dalla telecamera, di parlare solo per telefono; forse per pudore, per non dare l’impressione di volere impietosire qualcuno. “Chiedo solo giustizia – continua a ripetere – non avrei mai voluto essere costretto a ricorrere a questa forma estrema di protesta, ma in questi 15 anni io e il mio avvocato le abbiamo provate tutte, senza risultato”. Le sue condizioni fisiche, da giorni, preoccupano chi gli sta vicino. Jeanmarc Tierce ha già perso 13 chili e di questo passo potrebbe rischiare danni permanenti alla salute.
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