Il 18 ottobre 1996, la rivista "Science" pubblicava uno studio che per la prima volta dimostrava a livello cellulare che una sostanza presente nel fumo provocava le stesse mutazioni del Dna trovate nel cancro. La ricerca, coordinata da Gerd Pfeifer del Beckman Institute di Duarte, in California, ebbe un grande risalto su tutti i media dell'epoca. I ricercatori dimostrarono che le cellule del polmone esposte al benzopirene, uno dei componenti del fumo, riportano danni a un gene chiamato p53, che ha la funzione di proteggere in generale le cellule dai tumori. I danni osservati in questo caso erano in tre porzioni specifiche del gene, le stesse che risultano danneggiate nelle cellule tumorali. Fino a quel momento diversi studi avevano legato il fumo ai tumori, ma solo dal punto di vista epidemiologico o con test su animali. Il risultato, riporta un articolo dell'epoca del New York Times, è stato accolto con entusiasmo dalla comunità scientifica. "Questo articolo - commenta ad esempio John Minna dell'università del Texas - indica con precisione che le mutazioni viste nel tumore al polmone sono causate dal fumo di sigaretta. E' la 'pistola fumante' del collegamento". Nonostante siano passati 20 anni, ricorda la International Association for the Study of Lung Cancer, fra i promotori del mese di sensibilizzazione che si celebra a novembre, ancora oggi il 27% di tutte le morti per cancro è dovuta a questa patologia. (ANSA)
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