Con la voglia di lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra civile, l'America salutò nel 1872 l'inaugurazione di un museo che nel corso degli anni sarebbe diventato custode prezioso dell'arte d'ogni forma e tempo.
Durante la presidenza Grant, gli Stati Uniti vissero un periodo di generale ricostruzione, sotto il profilo materiale e culturale, a sette anni di distanza dalla fine della Guerra di secessione. C'era una diffusa voglia di ripartire e ciò si tradusse nella realizzazione di grandi opere. New York su tutti si presentava come un cantiere aperto, dove nel 1870 fu posta la prima pietra per il celebre ponte di Brooklyn.
Due anni dopo fu la volta di un altro grande evento destinato a segnare la storia della Grande Mela. Alla presenza del Abraham Oakey Sala e del governatore John Thompson Hoffman fu inaugurato il Metropolitan Museum of Art, ospitato in un palazzo al n. 681 della Quinta Strada. Il patrimonio in esposizione era pressoché esiguo (un sarcofago romano e 174 dipinti di provenienza europea) ed era costituito in gran parte dalla collezione privata di John Taylor Johnston, dirigente delle ferrovie e primo presidente del nuovo ente.
Nel corso degli anni, il patrimonio del Met crebbe a dismisura fino a quando nel 1873, dopo l'acquisizione di antichità cipriote, si rese necessaria l'individuazione di una nuova sede. Si optò temporaneamente per la Douglas Mansion, ad ovest della Quattordicesima Strada, in attesa che venisse realizzata una struttura ex novo sul confine orientale del Central Park. L'edificio, in stile neogotico, divenne la sede permanente del Met, cui se ne aggiunse molto più tardi una seconda, denominata The Cloisters, dedicata esclusivamente all'arte medievale.
Il valore delle collezioni aumentò notevolmente in seguito all'audace politica di acquisizioni posta in essere a partire dagli anni Settanta. Criticata da più versanti, questa strategia prevedeva la messa in vendita di opere di alto pregio, il cui ricavato veniva utilizzato per l'acquisto di capolavori immortali dell'arte mondiale che tutt'oggi rappresentano gli elementi di maggior richiamo dell'esposizione.
Attualmente, il Met, che conta più di due milioni di opere d’arte distribuite su un'area di 180.000 m², è annoverato tra i più grandi e prestigiosi musei del mondo. Le opere, suddivise in 19 sezioni, abbracciano un periodo di tempo di diversi millenni (dal neolitico alla scuola americana tra '800 e '900, passando per le civiltà greco romana ed egizia e il Rinascimento) e interessano le varie forme d'arte, dalla pittura alla scultura, dagli strumenti musicali alla fotografia.
Fiore all'occhiello del museo è la nutrita collezione di grandi capolavori della pittura europea, che copre un periodo di circa sei secoli. Dai maestri del Quattrocento italiano come Sandro Botticelli, Filippo Lippi e Andrea Mantegna, alla scuola spagnola di Francisco Goya e Pablo Picasso. Tra le preziose rarità conservate, figurano molte testimonianze artistiche delle civiltà africane, asiatiche, dell'Oceania, bizantine e islamiche.
Durante la presidenza Grant, gli Stati Uniti vissero un periodo di generale ricostruzione, sotto il profilo materiale e culturale, a sette anni di distanza dalla fine della Guerra di secessione. C'era una diffusa voglia di ripartire e ciò si tradusse nella realizzazione di grandi opere. New York su tutti si presentava come un cantiere aperto, dove nel 1870 fu posta la prima pietra per il celebre ponte di Brooklyn.
Due anni dopo fu la volta di un altro grande evento destinato a segnare la storia della Grande Mela. Alla presenza del Abraham Oakey Sala e del governatore John Thompson Hoffman fu inaugurato il Metropolitan Museum of Art, ospitato in un palazzo al n. 681 della Quinta Strada. Il patrimonio in esposizione era pressoché esiguo (un sarcofago romano e 174 dipinti di provenienza europea) ed era costituito in gran parte dalla collezione privata di John Taylor Johnston, dirigente delle ferrovie e primo presidente del nuovo ente.
Nel corso degli anni, il patrimonio del Met crebbe a dismisura fino a quando nel 1873, dopo l'acquisizione di antichità cipriote, si rese necessaria l'individuazione di una nuova sede. Si optò temporaneamente per la Douglas Mansion, ad ovest della Quattordicesima Strada, in attesa che venisse realizzata una struttura ex novo sul confine orientale del Central Park. L'edificio, in stile neogotico, divenne la sede permanente del Met, cui se ne aggiunse molto più tardi una seconda, denominata The Cloisters, dedicata esclusivamente all'arte medievale.
Il valore delle collezioni aumentò notevolmente in seguito all'audace politica di acquisizioni posta in essere a partire dagli anni Settanta. Criticata da più versanti, questa strategia prevedeva la messa in vendita di opere di alto pregio, il cui ricavato veniva utilizzato per l'acquisto di capolavori immortali dell'arte mondiale che tutt'oggi rappresentano gli elementi di maggior richiamo dell'esposizione.
Attualmente, il Met, che conta più di due milioni di opere d’arte distribuite su un'area di 180.000 m², è annoverato tra i più grandi e prestigiosi musei del mondo. Le opere, suddivise in 19 sezioni, abbracciano un periodo di tempo di diversi millenni (dal neolitico alla scuola americana tra '800 e '900, passando per le civiltà greco romana ed egizia e il Rinascimento) e interessano le varie forme d'arte, dalla pittura alla scultura, dagli strumenti musicali alla fotografia.
Fiore all'occhiello del museo è la nutrita collezione di grandi capolavori della pittura europea, che copre un periodo di circa sei secoli. Dai maestri del Quattrocento italiano come Sandro Botticelli, Filippo Lippi e Andrea Mantegna, alla scuola spagnola di Francisco Goya e Pablo Picasso. Tra le preziose rarità conservate, figurano molte testimonianze artistiche delle civiltà africane, asiatiche, dell'Oceania, bizantine e islamiche.
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