Era il periodo del terrorismo. L'Italia era sconvolta dalle stragi degli anni di piombo. Il 25 giugno del 1974, nelle edicole di Milano, uscì il primo numero de il Giornale Nuovo, una voce liberale e critica verso i governi di centrosinistra guidati da Mariano Rumor.
Padre e direttore della nuova testata era il celebre Indro Montanelli, che aveva abbandonato il Corriere della Sera in polemica con la svolta a sinistra del direttore Piero Ottone, portandosi dietro valenti giornalisti quali Enzo Bettiza, Gianni Granzotto e lo scrittore Guido Piovene. Il suo progetto convinse il gruppo industriale Montedison che finanziò l'opera, garantendo la raccolta pubblicitaria e rinunciando a qualsiasi forma di controllo.
L'aspetto rivoluzionario, infatti, era legato alla struttura cooperativa: in pratica Montanelli e la sua squadra risultavano i veri proprietari del giornale e di conseguenza i soli a poterne dettare la linea politica. Il clima di totale autonomia fu preservato anche dopo l'acquisizione del quotidiano, nel 1977, da parte dell'allora costruttore edile Silvio Berlusconi.
I rapporti tra quest'ultimo e Montanelli giunsero a un'insanabile rottura nel 1994, con la nascita del movimento Forza Italia e l'inizio della parabola politica di Berlusconi. Allergico a qualsiasi forma di condizionamento, Montanelli abbandonò "il Giornale" (nuova denominazione assunta dal 1983), lasciando il posto di direttore a Vittorio Feltri, e fondò "La Voce", dove lo seguirono altri colleghi, su tutti Marco Travaglio.
Diretto dal 2010 da Alessandro Sallusti e tutt'oggi principale testata dell'area di centrodestra (con una tiratura di 125.801 copie, stime dicembre 2016), il quotidiano milanese ha risentito negli ultimi anni delle alterne fortune politiche di Berlusconi.
Padre e direttore della nuova testata era il celebre Indro Montanelli, che aveva abbandonato il Corriere della Sera in polemica con la svolta a sinistra del direttore Piero Ottone, portandosi dietro valenti giornalisti quali Enzo Bettiza, Gianni Granzotto e lo scrittore Guido Piovene. Il suo progetto convinse il gruppo industriale Montedison che finanziò l'opera, garantendo la raccolta pubblicitaria e rinunciando a qualsiasi forma di controllo.
L'aspetto rivoluzionario, infatti, era legato alla struttura cooperativa: in pratica Montanelli e la sua squadra risultavano i veri proprietari del giornale e di conseguenza i soli a poterne dettare la linea politica. Il clima di totale autonomia fu preservato anche dopo l'acquisizione del quotidiano, nel 1977, da parte dell'allora costruttore edile Silvio Berlusconi.
I rapporti tra quest'ultimo e Montanelli giunsero a un'insanabile rottura nel 1994, con la nascita del movimento Forza Italia e l'inizio della parabola politica di Berlusconi. Allergico a qualsiasi forma di condizionamento, Montanelli abbandonò "il Giornale" (nuova denominazione assunta dal 1983), lasciando il posto di direttore a Vittorio Feltri, e fondò "La Voce", dove lo seguirono altri colleghi, su tutti Marco Travaglio.
Diretto dal 2010 da Alessandro Sallusti e tutt'oggi principale testata dell'area di centrodestra (con una tiratura di 125.801 copie, stime dicembre 2016), il quotidiano milanese ha risentito negli ultimi anni delle alterne fortune politiche di Berlusconi.
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