Da Ternopil alla Polonia fino San Marino a casa di Natalia, lasciandosi alle spalle casa, affetti e famiglia. Olga, Lucia e i loro bambini ora sono al sicuro ma mai si sarebbero immaginate tutto questo: “Quando abbiamo sentito i primi allarmi antibomba – racconta Olga - pensavamo ci fosse qualcosa di strano, che non funzionasse, ma poi ho acceso la televisione; la guerra era iniziata”.
"Nei primi tre giorni, quando tutto è cominciato - racconta - non riuscivamo a smettere di piangere. Gli allarmi per nascondersi nei bunker risuonavano in continuazione e le persone erano nel panico più totale. Quando sono uscita con mio figlio e anche lui ha sentito le sirene è stato terribile: non sapevo come spiegare a un bambino di soli tre anni cosa stesse succedendo e che avremmo dovuto lasciare casa e fuggire. Ora, ogni giorno, mi dice che gli manca il papà e mi chiede quando torneremo a casa. È tutto molto triste e spero finisca il prima possibile".
Il padre, la madre e il marito di Olga non hanno potuto lasciare il paese: “Io sono partita per tenere al sicuro nostro figlio – racconta - altrimenti sarei rimasta ad aiutarli. Parlo ogni giorno con loro, gli chiedo cosa stia accadendo sperando che tutto finisca il prima possibile ma purtroppo, le loro risposte, non sono mai quello che vorrei sentire. Mi mancano veramente tanto e vorrei ritornare a casa. Qui siamo al sicuro ma siamo venuti via all'improvviso senza avere piani".
"Non ci sono parole per descrivere tutto questo - aggiunge - e non so quando possano decidere di fermarsi. È difficile descrivere quello che sto provando: le nostre città sono state bombardate, moltissime persone sono morte o ferite; niente potrà mai essere come prima".
Nel servizio l'intervista a Olga Bilan