C’è di che allarmarsi! L’alcool è la prima causa di morte tra i giovani uomini europei: l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che un decesso su quattro, tra i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni, è dovuto al consumo di alcool per un totale di 55 mila morti l’anno a causa di incidenti automobilistici, avvelenamento, suicidio indotto dal bisogno di liberarsi dall’alcolismo, omicidi legati allo stesso fenomeno. In Italia la situazione non è meno tragica. Secondo una ricerca condotta da Eurispes sono 1 milione e mezzo gli alcolisti e circa 300 mila i decessi causati dall’alcool nell’ultimo decennio, la maggior parte dei quali per guida in stato di ebbrezza. E sono sempre gli alcolici ad essere in Italia la principale causa di cirrosi epatica. Sono in costante crescita i giovani, tra i 14 ei 17 anni, che ammettono di essersi ubriacati almeno una volta. Il consumo di alcool avviene spesso per superare situazioni critiche, affrontare la tristezza e alleviare la tensione ma la motivazione prioritaria resta l’effetto socializzante che le bevande alcoliche possono offrire. In Emilia Romagna il numero complessivo di consumatori di alcool tende ad essere vicino alla media dei consumatori italiani. Le donne e le ragazze emiliano-romagnole consumano aperitivi e superalcolici in maggioranza rispetto a quelle del resto d’Italia. La cultura del vino è condivisa in regione dai giovani fra i 15 e i 24 anni che lo preferiscono alla birra.
La realtà sammarinese non si discosta dalle tendenze regionali e del circondario, manca però uno studio epidemiologico sul fenomeno. Il problema comunque esiste e rischia di diventare sempre più attuale: i giovani hanno bisogno di basi sociali solide in grado modificare stili di vita dannosi. La risposta potrebbe essere la riscoperta di sani valori su cui appoggiarsi.
La realtà sammarinese non si discosta dalle tendenze regionali e del circondario, manca però uno studio epidemiologico sul fenomeno. Il problema comunque esiste e rischia di diventare sempre più attuale: i giovani hanno bisogno di basi sociali solide in grado modificare stili di vita dannosi. La risposta potrebbe essere la riscoperta di sani valori su cui appoggiarsi.
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