Il pellet potenzialmente radioattivo, che sta suscitando allarme in tutta Italia, potrebbe essere arrivato anche sull’Appennino bolognese. Sabato pomeriggio la Squadra mobile della polizia, su disposizione della Procura di Aosta, ha sequestrato 24 bancali di combustibile, ossia 23 tonnellate, in una ferramenta di Ponte della Venturina, una frazione di Granaglione. L’operazione rientra nel maxi-sequestro di 10mila tonnellate eseguito in 29 province italiane. Anche nei pellet sequestrati sull’Appennino Bolognese, potrebbero esserci tracce di Cesio137: sostanza radioattiva pericolosa per la salute. I prodotti contaminati sarebbero stati venduti anche ad alcune aziende romagnole, in particolare di Forlì e Faenza, ma la Prefettura ha già disposto controlli che avrebbero dato esito negativo. Il pellet, definito eco combustibile perché derivante dalla pressatura della segatura del legno, è usato principalmente per alimentare il riscaldamento delle stufe, di media potenza, usate in singoli ambienti domestici. L’indagine è partita da Aosta su segnalazione di un abitante insospettito perché l’eco-combustibile non bruciava bene. Per oggi si attendono i primi risultati, sulla pericolosità per l’uomo, delle analisi sulle ceneri prodotte da stufe che hanno usato i pellet radioattivi sequestrati. L’Italia rappresenta uno dei maggiori mercati europei per i sistemi di riscaldamento a pellet.
Myriam Simoncini
Myriam Simoncini
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