Era il 27 settembre 2002 quando alla Tu.Le. di Gualdicciolo perse la vita Lakebir Lakhouiri, operaio di 53 anni di origine marocchina ma residente da anni a Fratte di Sassofeltrio. L’uomo stava spostando, tramite carro ponte, un grosso fascio di tubi del peso di 20 quintali, quando il magnete che li trasportava si staccò, e i tubi gli rovinarono addosso, uccidendolo.
La sentenza di primo grado, nel processo per infortunio mortale, è arrivata, dopo varie vicissitudini, nel maggio 2006. C’erano stati numerosi rinvii, ma solo per consentire all’azienda e alla famiglia dell’operaio, che si era costituita parte civile assieme al sindacato, di poter giungere ad un accordo in merito al risarcimento del danno. Ma alla fine i rinvii sono risultati vani e l’intesa non è mai stata trovata.
A maggio del 2006 il legale rappresentante dell’azienda è stato condannato a 6 mesi, inoltre è stata fissata una provvisionale di 100mila euro per il risarcimento, col resto da quantificare in sede civile. Ma da allora, la sentenza e le relative motivazioni non sono mai state depositate, e tutto rischia di cadere in prescrizione.
“Una sentenza emessa ormai più di un anno fa e non ancora pubblicata è una cosa vergognosa – dice senza mezzi termini Giuliano Tamagnini, Csdl – la provvisionale di 100mila euro è una cifra importante, che la famiglia non può ricevere per motivazioni a noi sconosciute”. “Non è da oggi che denunciamo ritardi legati alla giustizia – rincara Giorgio Felici, Cdls – anche quando avanziamo istanze per il recupero dei crediti in favore dei dipendenti, ci rendiamo conto che i tempi sono lunghissimi”.
La sentenza di primo grado, nel processo per infortunio mortale, è arrivata, dopo varie vicissitudini, nel maggio 2006. C’erano stati numerosi rinvii, ma solo per consentire all’azienda e alla famiglia dell’operaio, che si era costituita parte civile assieme al sindacato, di poter giungere ad un accordo in merito al risarcimento del danno. Ma alla fine i rinvii sono risultati vani e l’intesa non è mai stata trovata.
A maggio del 2006 il legale rappresentante dell’azienda è stato condannato a 6 mesi, inoltre è stata fissata una provvisionale di 100mila euro per il risarcimento, col resto da quantificare in sede civile. Ma da allora, la sentenza e le relative motivazioni non sono mai state depositate, e tutto rischia di cadere in prescrizione.
“Una sentenza emessa ormai più di un anno fa e non ancora pubblicata è una cosa vergognosa – dice senza mezzi termini Giuliano Tamagnini, Csdl – la provvisionale di 100mila euro è una cifra importante, che la famiglia non può ricevere per motivazioni a noi sconosciute”. “Non è da oggi che denunciamo ritardi legati alla giustizia – rincara Giorgio Felici, Cdls – anche quando avanziamo istanze per il recupero dei crediti in favore dei dipendenti, ci rendiamo conto che i tempi sono lunghissimi”.
Riproduzione riservata ©