12 milioni di euro per creare a San Marino la nuova rete di telefonia mobile e in fibra dello Stato. E' la somma da destinare al colosso delle telecomunicazioni Zte per realizzare la nuova infrastruttura: sette milioni e mezzo per la rete e cinque milioni di euro per servizi da spalmare in cinque anni, per renderla funzionale. Il segretario di Stato alle Telecomunicazioni, Andrea Zafferani, annuncia che si sta continuando a lavorare al progetto. L'obiettivo, spiega, è attivare entro l'estate una parte della nuova infrastruttura.
Ci si sta occupando di ammodernare e rimettere in funzione una serie di ripetitori nei siti appartenenti a San Marino Telecom. In parallelo, l'Aass dovrà terminare le valutazioni relative ai nuovi luoghi in cui installare le antenne. Poi, prosegue Zafferani, ci saranno gli incontri con le Giunte di Castello sul tema.
Zte, che ha già ricevuto oltre 500mila euro per servizi prestati nel 2018, è stata più volte al centro delle discussioni tra maggioranza e opposizione. In ambienti politici circola la notizia secondo cui, ieri, durante il consiglio di amministrazione della Public NetCo – società a totale partecipazione pubblica chiamata a occuparsi della materia – si sarebbe astenuto uno dei membri legati alla maggioranza di Governo. Ma l'ok alla questione, relativa a Zte, sarebbe arrivato comunque in un secondo momento, sempre ieri. Il presidente della Public Netco, che abbiamo tentato di contattare per un commento in merito, al momento non rilascia dichiarazioni. Nulla è cambiato nel rapporto con Zte, precisa oggi Zafferani.
Nel frattempo, ci si occupa dell'apertura a nuovi operatori. Gli aspetti economici con Wind/Tre sono già definiti, dice il Segretario alle Telecomunicazioni. Restano da valutare altri aspetti tecnici. Tramite i rapporti economici con gli operatori, il Governo conta di rientrare nell'investimento fatto.
Dalle opposizioni torna la critica per una mancanza di dettagli sul contratto con Zte. Emanuele Santi (ReteMd) parla di una Public NetCo che si è trasformata in una “scatola” in cui si può “bypassare” il controllo della Finanza Pubblica, contrariamente a quanto avviene per l'Azienda dei servizi.