Con grande piacere e un pizzico di orgoglio la Repubblica di San Marino ha organizzato presso il Palazzo dei Congressi l’importante convegno ‘Imparare, questo è il problema’ destinato ad imprimere una svolta alle politiche dell’insegnamento. L’obiettivo principale è stato espresso in modo chiaro: apprendere è un diritto, di tutti. Ciò trasforma radicalmente l’approccio educativo che grande parte della scuola ha nei confronti dei ragazzi e che parte dalla standardizzazione nella trasmissione delle informazioni. Possiamo dire che se fino ad oggi il pensiero dominante è stato quello di migliorare la qualità ed estendere la quantità delle competenze, tanto che gli utilitaristi hanno estremizzato questo concetto fino al famoso, quanto contestabile, ragionamento sulle tre ‘I’ (inglese, informatica, impresa), o nella migliore delle ipotesi la scuola ha assunto toni autoreferenziali, il campo di ricerca che si è concretizzato intorno al convegno di ricerca sammarinese, sposta radicalmente l’attenzione sul diritto di apprendere e così facendo mette al centro dell’attenzione l’allievo con tutte le sue qualità, le sue capacità cognitive e i suoi limiti.
Se dal 1990 San Marino, grazie al Prof. Stella e ai suoi collaboratori, ospita una riflessione di altissimo livello sulle tematiche della dislessia, ora il ragionamento si spinge fino a mettere in discussione i canoni tradizionali dell’insegnamento e a proporre un nuovo percorso che parte proprio dalla sperimentazione, ormai consolidata, dei percorsi definiti per affrontare il tema dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ma si estende a tutti perchè tutti hanno caratteristiche proprie, manifestano problematiche proprie, esprimono proprie peculiarità.
La scuola spesso cade nell’errore di utilizzare i diritti sanciti (come accade in Italia con la legge 170) per marginalizzare i ragazzi, costruendo un percorso compassionevole, rinunciatario, o addirittura punitivo, che umilia la loro intelligenza sia cognitiva che emotiva.
Oggi è richiesto il compito molto impegnativo di considerare ogni studente una persona che manifesta bisogni.
La scuola sammarinese gode di un vantaggio strategico in tal senso, essendo cresciuta vicina alla eco che lo straordinario dibattito che il Prof. Stella e il dipartimento di Scienze Umane dell’Università di San Marino, hanno suscitato negli ultimi 24 anni. Un vantaggio dovuto anche alla sperimentazione effettuata in altri ordinamenti, alle peculiarità positive e alle note negative che in essi si sono manifestate, applicando la nostra scuola di volta in volta procedure affinate nel corso del dibattito stesso senza obblighi normativi, ma puntando sulla capacità della scuola nel suo rapporto con il il Servizio Minori dell’Istituto per la Sicurezza Sociale di aggiornare il proprio approccio alle tematiche della dislessia.
Anche la Repubblica ha sentito il bisogno di trasformare in legge le modalità fortemente innovative introdotte dalla ricerca educativa. Il Consiglio Grande e Generale ha approvato con 37 voti a favore, 5 astenuti e 2 contrari, la legge 9.9.14 n°142, che introduce importanti modifiche all’insegnamento in tutti gli ordini di scuola per far si che le diversità di approccio degli alunni alla formazione e il loro conseguente successo scolastico, non vengano compromessi dai Disturbi Specifici dell’Apprendimento (Dsa).
La diversità non è più un problema, ma una ricchezza.
Una rivoluzione didattica e culturale che richiede nuova formazione anche per i docenti e per tutto il personale di una scuola al servizio degli studenti e fa un passo avanti anche rispetto agli ordinamenti presenti in altri Paesi introducendo il capitolo dei Bes, Bisogni educativi speciali, che individuano problematiche che uno studente affronta sia per ragioni linguistiche, di inserimento culturale, di particolari difficoltà familiari, ecc. attraverso l’adozione di programmi scolastici personalizzati.
Il Segretario di Stato Istruzione e Cultura
Se dal 1990 San Marino, grazie al Prof. Stella e ai suoi collaboratori, ospita una riflessione di altissimo livello sulle tematiche della dislessia, ora il ragionamento si spinge fino a mettere in discussione i canoni tradizionali dell’insegnamento e a proporre un nuovo percorso che parte proprio dalla sperimentazione, ormai consolidata, dei percorsi definiti per affrontare il tema dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ma si estende a tutti perchè tutti hanno caratteristiche proprie, manifestano problematiche proprie, esprimono proprie peculiarità.
La scuola spesso cade nell’errore di utilizzare i diritti sanciti (come accade in Italia con la legge 170) per marginalizzare i ragazzi, costruendo un percorso compassionevole, rinunciatario, o addirittura punitivo, che umilia la loro intelligenza sia cognitiva che emotiva.
Oggi è richiesto il compito molto impegnativo di considerare ogni studente una persona che manifesta bisogni.
La scuola sammarinese gode di un vantaggio strategico in tal senso, essendo cresciuta vicina alla eco che lo straordinario dibattito che il Prof. Stella e il dipartimento di Scienze Umane dell’Università di San Marino, hanno suscitato negli ultimi 24 anni. Un vantaggio dovuto anche alla sperimentazione effettuata in altri ordinamenti, alle peculiarità positive e alle note negative che in essi si sono manifestate, applicando la nostra scuola di volta in volta procedure affinate nel corso del dibattito stesso senza obblighi normativi, ma puntando sulla capacità della scuola nel suo rapporto con il il Servizio Minori dell’Istituto per la Sicurezza Sociale di aggiornare il proprio approccio alle tematiche della dislessia.
Anche la Repubblica ha sentito il bisogno di trasformare in legge le modalità fortemente innovative introdotte dalla ricerca educativa. Il Consiglio Grande e Generale ha approvato con 37 voti a favore, 5 astenuti e 2 contrari, la legge 9.9.14 n°142, che introduce importanti modifiche all’insegnamento in tutti gli ordini di scuola per far si che le diversità di approccio degli alunni alla formazione e il loro conseguente successo scolastico, non vengano compromessi dai Disturbi Specifici dell’Apprendimento (Dsa).
La diversità non è più un problema, ma una ricchezza.
Una rivoluzione didattica e culturale che richiede nuova formazione anche per i docenti e per tutto il personale di una scuola al servizio degli studenti e fa un passo avanti anche rispetto agli ordinamenti presenti in altri Paesi introducendo il capitolo dei Bes, Bisogni educativi speciali, che individuano problematiche che uno studente affronta sia per ragioni linguistiche, di inserimento culturale, di particolari difficoltà familiari, ecc. attraverso l’adozione di programmi scolastici personalizzati.
Il Segretario di Stato Istruzione e Cultura
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