Un momento storico per le donne saudite. A Dubai è stata definita così la recente decisone del principe ereditario Salman di revocare il divieto di guida per le donne. Una mossa, secondo l'opinione pubblica emiratina, per riportare il regno dell'Arabia Saudita ad un Islam moderato. Il principe Salman è infatti il responsabile di un piano per riformare la società da qui al 2030, che segue un modello di sviluppo molto simile a quello degli Emirati Arabi.
Ultimo Paese al mondo dove ancora le donne non potevano prendere la patente e unico Paese del Golfo che interpreta in maniera così restrittiva la corrente Wahabita dell'Islam e che ancora prevede, tra le altre cose, la figura del guardiano: un uomo, ovvero il marito, il padre o il fratello, deve dare il proprio permesso alla donna per viaggiare, lavorare o anche per interventi chirurgici e cure mediche.
Una riforma necessaria, come si è letto sui quotidiani emiratini, soprattutto per rinvigorire l'economia del Regno saudita. Il fatto che le donne possano ora guidare e spostarsi liberamente per il Paese si prevede avrà un effetto a catena sull'economia, per un valore stimato intorno ai 90 miliardi di dollari.
La stessa principessa Reema bint Bandar, membro dell'Autorità per lo sviluppo dello sport in Arabia Saudita, in una intervista alla CNN ha sottolineato come la decisone sia principalmente di carattere economico: un Paese non può avere il 50% della società inattiva – ha dichiarato -, ma la conseguenza sarà sicuramente anche una maggiore inclusione sociale delle donne, come è già avvenuto nel campo dello sport.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha twittato nei giorni scorsi che si tratta “di un passo importante e nella giusta direzione”, mentre le organizzazioni per i diritti umani hanno affermato che ci sono ancora troppe cose che le donne in Arabia Saudita non sono autorizzate a fare e chiedono che vengano abolite tutte le altre leggi e pratiche che ad oggi le discriminano.
Dal punto di vista sociale, così come avviene anche qui negli Emirati Arabi per tante scelte che riguardano le donne, dal lavoro al matrimonio, fino all'abbigliamento, la velocità dei cambiamenti procede però più lentamente rispetto alle leggi. Sebbene le donne saudite non abbiano quindi più bisogno del permesso maschile per ottenere la patente di guida, saranno ancora padri, mariti e fratelli ad avere l'ultima parola e il vero cambiamento dovrà ora essere portato avanti dalle donne, tra le mura domestiche.
Elisabetta Norzi
Ultimo Paese al mondo dove ancora le donne non potevano prendere la patente e unico Paese del Golfo che interpreta in maniera così restrittiva la corrente Wahabita dell'Islam e che ancora prevede, tra le altre cose, la figura del guardiano: un uomo, ovvero il marito, il padre o il fratello, deve dare il proprio permesso alla donna per viaggiare, lavorare o anche per interventi chirurgici e cure mediche.
Una riforma necessaria, come si è letto sui quotidiani emiratini, soprattutto per rinvigorire l'economia del Regno saudita. Il fatto che le donne possano ora guidare e spostarsi liberamente per il Paese si prevede avrà un effetto a catena sull'economia, per un valore stimato intorno ai 90 miliardi di dollari.
La stessa principessa Reema bint Bandar, membro dell'Autorità per lo sviluppo dello sport in Arabia Saudita, in una intervista alla CNN ha sottolineato come la decisone sia principalmente di carattere economico: un Paese non può avere il 50% della società inattiva – ha dichiarato -, ma la conseguenza sarà sicuramente anche una maggiore inclusione sociale delle donne, come è già avvenuto nel campo dello sport.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha twittato nei giorni scorsi che si tratta “di un passo importante e nella giusta direzione”, mentre le organizzazioni per i diritti umani hanno affermato che ci sono ancora troppe cose che le donne in Arabia Saudita non sono autorizzate a fare e chiedono che vengano abolite tutte le altre leggi e pratiche che ad oggi le discriminano.
Dal punto di vista sociale, così come avviene anche qui negli Emirati Arabi per tante scelte che riguardano le donne, dal lavoro al matrimonio, fino all'abbigliamento, la velocità dei cambiamenti procede però più lentamente rispetto alle leggi. Sebbene le donne saudite non abbiano quindi più bisogno del permesso maschile per ottenere la patente di guida, saranno ancora padri, mariti e fratelli ad avere l'ultima parola e il vero cambiamento dovrà ora essere portato avanti dalle donne, tra le mura domestiche.
Elisabetta Norzi
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