"In relazione al dibattito che si sta sviluppando sulla stampa ci sembrano opportune alcune precisazioni rispetto ai compiti e al ruolo dell’Authority.
Basta dare uno sguardo alla legge n.97 del 2008 “prevenzione e repressione della violenza contro le donne e di genere “e al Decreto attuativo n.60 del 2012 per capire perché è istituita l’Authority e perché è importante riconoscerne il ruolo. Ed è chiaro, che non è un sovrapposizione della Commissione per le Pari Opportunità ma un organismo “altro” che vigila sulla applicazione di una precisa legge e affianca la Commissione sui temi che sono alla base di ogni disuguaglianza e discriminazione ormai universalmente riconosciute quale origine della violenza di genere.
L’Authority è prevista dalla legge, è composta da tre membri con profili professionali specifici e coerenti con i compiti demandati dalla legge; è di nomina consiliare, dura in carica 4 anni, ma non è legata alla legislatura. Quindi teoricamente, sul piano squisitamente politico, la nomina dei membri non dovrebbe seguire logiche di spartizione politica né essere svilita per ragioni che non siano quelle legate alla sua operatività.
Spiace proprio che la polemica sulla inutilità delle commissioni colpisca anche il ruolo e le funzioni dell’Authority.
Spiace constatare che non c’è molta conoscenza dell’attività di questo organismo e lo dimostra l’attenzione dei consiglieri, di maggioranza e opposizione, dedicata alla Relazione consegnata nell’ambito delle celebrazioni contro la violenza alle donne nel novembre 2014. Relazione che poteva, se non altro, servire a rimarcare inadempienze e criticità dell’organismo, e perché no, anche dei suoi membri, e poteva essere utile per proporre strumenti operativi e risorse finanziare in sede di bilancio da destinare alla prevenzione e al contrasto della violenza per determinare e governare quel cambiamento culturale tanto auspicato.
Siamo dispiaciute della decisione assunta dal collega di dimettersi; rimaniamo convinte che proprio la sua sensibilità e competenza sulle questioni dei diritti e delle pari opportunità possano essere spese in un organismo preposto a questo scopo e che le sue dimissioni privano, purtroppo, l’Authority di una importante risorsa. Rispettiamo doverosamente la scelta personale di Michele Pazzini ma, per le ragioni sopra esposte, per la delicatezza e la complessità dei problemi che ruotano attorno alla violenza di genere, auspichiamo che l’Authority possa operare pienamente.
In ogni occasione l’Authority sottolinea, e i dati lo confermano, come la violenza non sia un fatto privato, anche se per lo più esercitato nell’ambito delle relazioni affettive e di intimità, ma una urgenza che richiede l’assunzione di una precisa responsabilità politica e istituzionale, ma anche collettiva e personale. Responsabilità che la legge assegna con l’art. 3 anche ai mezzi di comunicazione e di massa riconoscendogli un ruolo importantissimo per la promozione della uguaglianza di genere e la lotta ad ogni tipo di discriminazione".
comunicato stampa
Maria Domenica Michelotti – Silvia Micheloni
Membri Authority per le Pari Opportunità
Basta dare uno sguardo alla legge n.97 del 2008 “prevenzione e repressione della violenza contro le donne e di genere “e al Decreto attuativo n.60 del 2012 per capire perché è istituita l’Authority e perché è importante riconoscerne il ruolo. Ed è chiaro, che non è un sovrapposizione della Commissione per le Pari Opportunità ma un organismo “altro” che vigila sulla applicazione di una precisa legge e affianca la Commissione sui temi che sono alla base di ogni disuguaglianza e discriminazione ormai universalmente riconosciute quale origine della violenza di genere.
L’Authority è prevista dalla legge, è composta da tre membri con profili professionali specifici e coerenti con i compiti demandati dalla legge; è di nomina consiliare, dura in carica 4 anni, ma non è legata alla legislatura. Quindi teoricamente, sul piano squisitamente politico, la nomina dei membri non dovrebbe seguire logiche di spartizione politica né essere svilita per ragioni che non siano quelle legate alla sua operatività.
Spiace proprio che la polemica sulla inutilità delle commissioni colpisca anche il ruolo e le funzioni dell’Authority.
Spiace constatare che non c’è molta conoscenza dell’attività di questo organismo e lo dimostra l’attenzione dei consiglieri, di maggioranza e opposizione, dedicata alla Relazione consegnata nell’ambito delle celebrazioni contro la violenza alle donne nel novembre 2014. Relazione che poteva, se non altro, servire a rimarcare inadempienze e criticità dell’organismo, e perché no, anche dei suoi membri, e poteva essere utile per proporre strumenti operativi e risorse finanziare in sede di bilancio da destinare alla prevenzione e al contrasto della violenza per determinare e governare quel cambiamento culturale tanto auspicato.
Siamo dispiaciute della decisione assunta dal collega di dimettersi; rimaniamo convinte che proprio la sua sensibilità e competenza sulle questioni dei diritti e delle pari opportunità possano essere spese in un organismo preposto a questo scopo e che le sue dimissioni privano, purtroppo, l’Authority di una importante risorsa. Rispettiamo doverosamente la scelta personale di Michele Pazzini ma, per le ragioni sopra esposte, per la delicatezza e la complessità dei problemi che ruotano attorno alla violenza di genere, auspichiamo che l’Authority possa operare pienamente.
In ogni occasione l’Authority sottolinea, e i dati lo confermano, come la violenza non sia un fatto privato, anche se per lo più esercitato nell’ambito delle relazioni affettive e di intimità, ma una urgenza che richiede l’assunzione di una precisa responsabilità politica e istituzionale, ma anche collettiva e personale. Responsabilità che la legge assegna con l’art. 3 anche ai mezzi di comunicazione e di massa riconoscendogli un ruolo importantissimo per la promozione della uguaglianza di genere e la lotta ad ogni tipo di discriminazione".
comunicato stampa
Maria Domenica Michelotti – Silvia Micheloni
Membri Authority per le Pari Opportunità
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