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Badanti e caporalato: "Ospedale in mano al 'racket'"

20 giu 2018
Conferenza stampa su badanti e caporalatoBadanti e caporalato: "Ospedale in mano al 'racket'"
Badanti e caporalato: "Ospedale in mano al 'racket'" - La denuncia del Comitato Civico #Rispetto: presentato un esposto in Tribunale
Badanti, lavoro nero in alcuni reparti, gestione di un sistema di caporalato con i tratti propri del “racket” ed una vera e propria struttura organizzata all'interno dell'ospedale”: a parlare pubblicamente del fenomeno e a puntare i riflettori su una fitta rete di responsabilità, è il Comitato Civico #RISPETTO - rappresentato da Alba Montanari (coordinatore), Barbara Bartolini, Annarita Mauriello e Juan Pedro Marchetti - che ha presentato lo scorso febbraio un esposto in Tribunale fornendo numerose prove e testimonianze a supporto, ora al vaglio dell'autorità giudiziaria. A dare un input all'iniziativa del Comitato, la lettura del verbale della Commissione consiliare permanente sanità nella seduta del 2 maggio 2017, e le parole pronunciate dal Presidente Emmanuel Gasperoni - consigliere di Rf e medico in forza all'Iss - il quale richiamava la necessità di "bonifica e rapido appianamento del lavoro delle badanti, spesso in nero, e che si sta prefigurando come vero e proprio racket".

“La legalità in questo settore non piace” – accusa Barbara Bartolini, imprenditrice assistenziale “sopravvissuta con estremo sacrificio, dice, alla falcidia del lavoro nero”. Senza mezzi termini, Bartolini denuncia la presenza interna all'ospedale “di una donna, residente in territorio, al vertice del sistema di caporalato a cui risponde una schiera di sottoposte alle quali non solo verrebbe richiesto “il pizzo”, ma sarebbero tenute sotto scacco, qualora si ribellassero, con ricatti e minacce di ritorsioni”. “Donne che – puntualizza – vengono smistate direttamente da questa persona tra le famiglie in cerca di aiuto per i propri congiunti ricoverati, e spesso con la complicità del personale di reparto: sappiamo anche di regalie natalizie importanti”.

Poi la 'bomba': “Considerando che una badante percepisce tra gli 8,5 euro e i 9 all'ora e circa la metà se la prende il caporale, come Comitato – sottolineano – abbiamo calcolato per difetto che il giro d'affari nella disponibilità di questa persona al vertice del sistema è pari a circa 40mila euro al mese”. Viene inoltre spiegato come “l'Iss abbia pensato di regolamentare la materia con un escamotage che in realtà – evidenziano - ha solo contribuito a peggiorare il problema”. Viene mostrato a tal proposito il modulo con cui le famiglie fanno richiesta di autorizzazione di assistenza non sanitaria in ospedale al di fuori degli orari di visita: laddove si precisa la natura del rapporto assistenziale, ci si sofferma sulla dicitura “persona di fiducia”, che – affermano - apre un'infinità di interpretazioni, compresa l'assegnazione di incarichi a persone irregolari, scelte dal caporale stesso, alimentando di fatto la piaga del lavoro nero”.

“Basta con questa vergogna!” - aggiunge Annarita Mauriello, ex dirigente di Progetto Autonomia che ha cessato l'attività perché, “competitor di un lavoro irregolare – fa sapere - che oggi ha preso in mano l'ospedale”. A tutto ciò si aggiunge la questione dei controlli sanitari e il sospetto di casi di prostituzione.

Giudicato omertoso anche l'atteggiamento di almeno una parte dei vertici Iss: Barbara Bartolini ricorda di aver denunciato anni fa il problema all'Ufficio del Lavoro e di essere stata accompagnata, nell'occasione, da Sandro Pavesi, allora in qualità di funzionario dell'Osla ed oggi Direttore Amministrativo dell'Iss: “Perché – si chiede – è rimasto inerte di fronte a questa realtà?”

Alba Montanari invoca la tutela delle famiglie: “Devono sapere – dice - che è il personale sanitario a doversi prendere carico dei pazienti; e che prevedere l'assistenza non sanitaria non è un obbligo bensì una facoltà nei momenti di reale bisogno. Non manca nemmeno un richiamo alla tutela dello Stato “che così subisce ingenti danni erariali”. La questione si sposta inevitabilmente anche sul piano politico, seppur – puntualizzano dal Comitato – questo Governo sia informato del problema sin dal suo insediamento. Un riferimento al Segretario Santi di cui si stigmatizza l'atteggiamento evasivo al problema, “manifestato anche nell'incontro del 14 giugno scorso con sue dichiarazioni registrate – spiegano – ma che al contempo non vogliamo far di lui un capro espiatorio, perché la questione è datata". Già incontrati i capigruppo di opposizione, presto ci sarà un confronto con quelli di maggioranza. “Noi – esorta Alba Montanari - ci aspettiamo una commissione di inchiesta dalla politica”.
Nel video l'intervista ad Alba Montanari, Coordinatore Comitato Civico #RISPETTO.

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