Una disavventura, per fortuna con lieto fine, che difficilmente dimenticheranno. Di certo hanno temuto il peggio i quattro turisti inglesi che nella notte, a tredici miglia dal porto di Rimini, sono saliti su una zattera di salvataggio dopo che a bordo del loro yacht di dieci metri, è scoppiato un incendio.
I quattro hanno lanciato l’allarme con un telefono satellitare. La richiesta d’aiuto viene raccolta dalla guardia costiera inglese che immediatamente gira la segnalazione all’Italia. L’Sos arriva alle 22.20 alla centrale operativa della guardia costiera di Ravenna e qualche minuto dopo alla capitaneria di porto di Rimini.
Intanto in mare aperto, nell’oscurità, gli inglesi aspettano i soccorsi. Tutti e quattro spaventati, uno ha lievi ustioni per aver cercato - invano- di spegnere le fiamme, un altro ha una slogatura.
Per trovarli si coordinano tre capitanerie di porto. Da Rimini e Pesaro partono due unità specializzate. Vengono chiesti i soccorsi anche agli aeromobili dell’aereonautica militare mentre una motovedetta della guardia di finanza, partita da Ravenna e in normale pattugliamento, viene dirottata sull’area delle ricerche. Viene anche chiesta la collaborazione ai pescherecci che si trovano nel tratto di mare interessato. A rispondere è Levriero II, un’ imbarcazione della marineria riminese che in poco tempo raggiunge le motovedette.
I contatti con i quattro naufraghi non si interrompono e si tengono via telefono. Dopo mezzanotte la scialuppa di salvataggio viene individuata e gli inglesi tratti in salvo e trasportati in ospedale. Le loro condizioni sono buone.
Lo yacht e la zattera vengono rimorchiati nel porto. La brutta avventura può dirsi finita.
I quattro hanno lanciato l’allarme con un telefono satellitare. La richiesta d’aiuto viene raccolta dalla guardia costiera inglese che immediatamente gira la segnalazione all’Italia. L’Sos arriva alle 22.20 alla centrale operativa della guardia costiera di Ravenna e qualche minuto dopo alla capitaneria di porto di Rimini.
Intanto in mare aperto, nell’oscurità, gli inglesi aspettano i soccorsi. Tutti e quattro spaventati, uno ha lievi ustioni per aver cercato - invano- di spegnere le fiamme, un altro ha una slogatura.
Per trovarli si coordinano tre capitanerie di porto. Da Rimini e Pesaro partono due unità specializzate. Vengono chiesti i soccorsi anche agli aeromobili dell’aereonautica militare mentre una motovedetta della guardia di finanza, partita da Ravenna e in normale pattugliamento, viene dirottata sull’area delle ricerche. Viene anche chiesta la collaborazione ai pescherecci che si trovano nel tratto di mare interessato. A rispondere è Levriero II, un’ imbarcazione della marineria riminese che in poco tempo raggiunge le motovedette.
I contatti con i quattro naufraghi non si interrompono e si tengono via telefono. Dopo mezzanotte la scialuppa di salvataggio viene individuata e gli inglesi tratti in salvo e trasportati in ospedale. Le loro condizioni sono buone.
Lo yacht e la zattera vengono rimorchiati nel porto. La brutta avventura può dirsi finita.
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