E' tempo di gite scolastiche ma la Fratelli Bendettini si chiama fuori. “Per la prima volta nella nostra storia – scrive - saremo obbligati a declinare”. Non solo. In una lettera di due pagine indirizzata a Congresso di Stato e Anis, annuncia che trasferirà alcuni rami dell'azienda in Italia. Scelta resasi necessaria – si legge – per garantire una prospettiva imprenditoriale. Tutta colpa del Decreto sicurezza e del conseguente “caos targhe” che sta gravando sull'azienda e sull'intero settore, come spiega l'amministratore unico Roberto Benedettini, nell'analisi di un quadro che non lascia presagire una soluzione rapida del problema. Rimarca quanto indicato nella circolare del Ministero degli Interni Italiano: la situazione sammarinese rimane ancora tra quelle che “necessitano di un approfondimento”.
Una situazione vissuta – scrive - con “crescente angoscia”. L'azienda fa ricorso anche a manodopera specializzata non residente in repubblica e i suoi mezzi entrano ed escono dalla rete autostradale italiana h24. Una preoccupazione che cresce anche alla luce dei sequestri in applicazione della nuova normativa. A cui si collega – rimarca - anche il problema delle possibili mancate coperture assicurative in caso di sinistri. Non manca, nella parte finale, una critica alla politica. E' dallo scorso settembre – scrive Benedettini - che il problema era noto all'amministrazione sammarinese. Sollecita quindi l'Esecutivo a chiedere un incontro urgente al Governo italiano affinché si possa riportare il dialogo nel giusto binario, per una soluzione da ricercare nel solco degli accordi di buon vicinato ed alla luce della convenzione del '97 in materia di Trasporto, “segmento dell'economia – conclude - secondo a nessun altro del nostro comparto produttivo”.
Un problema, quello delle targhe, che interessa tutto il Governo. Eva Guidi, la cui Segreteria ha la delega ai trasporti, è ben consapevole dei disagi al comparto produttivo,“causati – rimarca – da un atto unilaterale dell'Italia”. Ribadisce il lavoro costante dell'esecutivo nel sollecitare le autorità competenti. “Tutti i ministeri sono da tempo stati contattati e sensibilizzati” – puntualizza. “Le sollecitazioni, anche attraverso l'ambasciatore, sono quotidiane”. Rimane l'auspicio per una risposta il più rapida possibile.
MF