Gentilissima Segretario,
Leggo sul nostro portale - nel corso di questi ultimi giorni di ferie - delle sue dimissioni e vorrei dirle in primo luogo - e per quel che può valere - che personalmente mi dispiace. Ho avuto modo in diverse occasioni di apprezzare la sua generosa capacità di affrontare la politica con coraggio e attenzione, rinunciando spesso a posizioni di comodo e affrontando temi propri di una globalizzazione che in una realtà piccola spesso tendono a essere sottovalutati per logiche e interessi più strettamente locali.
Una cosa però penso sia fondamentale è doveroso sottolinearla. Il progetto di unificazione delle sinistre sammarinesi così come la strategia di una grande coalizione elettorale in grado di affrontare scenari ancora molto complessi - dove il gufismo un po' autolesionista di certe parti si incrocia con il pompierismo di chi di contro sostiene che sta andando tutto benissimo - insomma la ricerca di un dialogo a partita doppia, con gli schieramenti di sinistra e con le altre forze politiche, cara Segretario, era una scelta obbligata cui non ci si doveva e non ci si poteva sottrarre e lei non lo ha fatto.
Occorreva cercare e provare questa strada, anche sapendo - e lei come tutti lo sapeva bene - che il risultato poteva essere una serie di porte chiuse o socchiuse, diffidenti quando non persino sminuenti di fronte a una scelta politica di assoluta validità e dignità. A chi poi ha persino usato certi toni sgradevoli, quasi supponenti di quella supponenza caratteristica dei bar reali o virtuali che siano, si potrebbe pur sempre ricordare che ci si è abituati da secoli a quelli che disprezzano ciò che non capiscono. Il progetto del doppio dialogo poteva piacere o non piacere - ovviamente - ma altrettanto ovviamente rappresenta uno fra i pochi scenari possibili e era doveroso tentarlo, per le sinistre e per il Paese. Hanno prevalso del tutto legittimamente altre scelte, altri scenari, ma dare corpo e voce a questa possibilità è stato doveroso e responsabile. Qualsiasi altra scelta altrimenti avrebbe portato con se il sapore del rimpianto, del non avere tentato questa strada. Insomma si doveva provare questo sentiero e lo si è fatto. Non aveva sbocchi, non ha portato a nulla - forse e per ora - ma non si poteva passare senza andare a vedere se invece avesse portato più rapidamente in vetta.
Fossi in lei sarei quindi orgoglioso - se posso permettermi, da osservatore impegnato delle cose sammarinesi quale sono e mi sento - per quanto ha e avete fatto in questi mesi. Il sentiero non aveva sbocchi ma è stato provato e è stato in qualche modo aperto. Non si poteva far finta che quel sentiero non esistesse e i risultati negativi, come nella ricerca scientifica anche in politica, sono pur sempre risultati.
Ora, "dopo", restano e prendono corpo altri scenari elettorali con vecchie e nuove sigle anche se delle sigle personalmente ormai mi fido poco. Sono le persone che fanno le cose, non le sigle, e in una realtà piccola come quella sammarinese, dove tutti sanno tutto, dove tutti sapevano tutto, non è difficile capire, conoscere e riconoscere le persone impegnate in politica, vecchie o nuove che siano, sempre senza pregiudizi, simpatie, invidie, rancori e altra mercanzia che con la politica c'entrano poco.
C'è da augurarsi insomma che, lasciando fare i conti con il passato e con chi di quel passato ha le maggiori responsabilità a una magistratura che ha il dovere di farlo, si riesca però a smettere di guardare il futuro con la nuca e ripartire, forti di una esperienza ventennale che ha segnato nel bene e nel male il Paese ma che è finita, che si è definitivamente e non positivamente conclusa, perché oggi si possa ripartire per affrontare i problemi concreti, urgenti, tragicamente urgenti, che la Repubblica si trova davanti. Gli Stati possono fallire e falliscono ma a volte facendo leva sul tessuto sociale sano, come l'Islanda in pieno tragico default, si può ricominciare e ripartire. Oggi l'esempio islandese - il suo straordinario successo - è un percorso che andrebbe studiato e approfondito e non solo in tutto il contesto europeo.
Complimenti e grazie dunque Segretario per avere esplorato un sentiero che andava comunque percorso. Ci voleva coraggio e generosità; e lei e chi è stato con lei li ha avuti.
Carlo Romeo
La risposta di Marina Lazzarini:
Sono commossa e riconoscente al Direttore Carlo Romeo per la sua aperta e spassionata lettera!
Mi sono impegnata in prima persona nel partito perchè credevo, e lo credo ancora, che fare politica sia prendersi cura del Paese, avendo come principi di comportamento il rispetto delle persone, di tutte le persone, la giustizia, l'equità e il coraggio di opporsi e di respingere scelte che non seguono questi principi. Il metodo nel fare politica non è solo una questione di forma, ma anche di sostanza!
Grazie Direttore!
Leggo sul nostro portale - nel corso di questi ultimi giorni di ferie - delle sue dimissioni e vorrei dirle in primo luogo - e per quel che può valere - che personalmente mi dispiace. Ho avuto modo in diverse occasioni di apprezzare la sua generosa capacità di affrontare la politica con coraggio e attenzione, rinunciando spesso a posizioni di comodo e affrontando temi propri di una globalizzazione che in una realtà piccola spesso tendono a essere sottovalutati per logiche e interessi più strettamente locali.
Una cosa però penso sia fondamentale è doveroso sottolinearla. Il progetto di unificazione delle sinistre sammarinesi così come la strategia di una grande coalizione elettorale in grado di affrontare scenari ancora molto complessi - dove il gufismo un po' autolesionista di certe parti si incrocia con il pompierismo di chi di contro sostiene che sta andando tutto benissimo - insomma la ricerca di un dialogo a partita doppia, con gli schieramenti di sinistra e con le altre forze politiche, cara Segretario, era una scelta obbligata cui non ci si doveva e non ci si poteva sottrarre e lei non lo ha fatto.
Occorreva cercare e provare questa strada, anche sapendo - e lei come tutti lo sapeva bene - che il risultato poteva essere una serie di porte chiuse o socchiuse, diffidenti quando non persino sminuenti di fronte a una scelta politica di assoluta validità e dignità. A chi poi ha persino usato certi toni sgradevoli, quasi supponenti di quella supponenza caratteristica dei bar reali o virtuali che siano, si potrebbe pur sempre ricordare che ci si è abituati da secoli a quelli che disprezzano ciò che non capiscono. Il progetto del doppio dialogo poteva piacere o non piacere - ovviamente - ma altrettanto ovviamente rappresenta uno fra i pochi scenari possibili e era doveroso tentarlo, per le sinistre e per il Paese. Hanno prevalso del tutto legittimamente altre scelte, altri scenari, ma dare corpo e voce a questa possibilità è stato doveroso e responsabile. Qualsiasi altra scelta altrimenti avrebbe portato con se il sapore del rimpianto, del non avere tentato questa strada. Insomma si doveva provare questo sentiero e lo si è fatto. Non aveva sbocchi, non ha portato a nulla - forse e per ora - ma non si poteva passare senza andare a vedere se invece avesse portato più rapidamente in vetta.
Fossi in lei sarei quindi orgoglioso - se posso permettermi, da osservatore impegnato delle cose sammarinesi quale sono e mi sento - per quanto ha e avete fatto in questi mesi. Il sentiero non aveva sbocchi ma è stato provato e è stato in qualche modo aperto. Non si poteva far finta che quel sentiero non esistesse e i risultati negativi, come nella ricerca scientifica anche in politica, sono pur sempre risultati.
Ora, "dopo", restano e prendono corpo altri scenari elettorali con vecchie e nuove sigle anche se delle sigle personalmente ormai mi fido poco. Sono le persone che fanno le cose, non le sigle, e in una realtà piccola come quella sammarinese, dove tutti sanno tutto, dove tutti sapevano tutto, non è difficile capire, conoscere e riconoscere le persone impegnate in politica, vecchie o nuove che siano, sempre senza pregiudizi, simpatie, invidie, rancori e altra mercanzia che con la politica c'entrano poco.
C'è da augurarsi insomma che, lasciando fare i conti con il passato e con chi di quel passato ha le maggiori responsabilità a una magistratura che ha il dovere di farlo, si riesca però a smettere di guardare il futuro con la nuca e ripartire, forti di una esperienza ventennale che ha segnato nel bene e nel male il Paese ma che è finita, che si è definitivamente e non positivamente conclusa, perché oggi si possa ripartire per affrontare i problemi concreti, urgenti, tragicamente urgenti, che la Repubblica si trova davanti. Gli Stati possono fallire e falliscono ma a volte facendo leva sul tessuto sociale sano, come l'Islanda in pieno tragico default, si può ricominciare e ripartire. Oggi l'esempio islandese - il suo straordinario successo - è un percorso che andrebbe studiato e approfondito e non solo in tutto il contesto europeo.
Complimenti e grazie dunque Segretario per avere esplorato un sentiero che andava comunque percorso. Ci voleva coraggio e generosità; e lei e chi è stato con lei li ha avuti.
Carlo Romeo
La risposta di Marina Lazzarini:
Sono commossa e riconoscente al Direttore Carlo Romeo per la sua aperta e spassionata lettera!
Mi sono impegnata in prima persona nel partito perchè credevo, e lo credo ancora, che fare politica sia prendersi cura del Paese, avendo come principi di comportamento il rispetto delle persone, di tutte le persone, la giustizia, l'equità e il coraggio di opporsi e di respingere scelte che non seguono questi principi. Il metodo nel fare politica non è solo una questione di forma, ma anche di sostanza!
Grazie Direttore!
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