Un mucchio di soldi; 170 milioni di euro tra perdite dirette e lucro cessante, ovvero il mancato guadagno. E’ quanto ha chiesto la Cassa di Risparmio alla Barklays Bank: colosso inglese della finanza da 7 miliardi di euro di utile annuo. Il motivo? La vendita – tra il 2004 e il 2005 – di titoli con rating tripla A, teoricamente sicurissimi; alla luce dei fatti – afferma la banca sammarinese – con una probabilità di insolvenza del 25%. La Carisp lamenta insomma una non corretta rappresentazione della realtà: questo il motivo alla base della richiesta danni di fronte alla corte civile londinese.
Il direttore Luca Simoni ha spiegato alla stampa l’intera vicenda. I prodotti – per un valore di 450 milioni di euro – andarono a due società controllate dall’istituto di credito sammarinese: la Carifin Italia e la PlusValore, entrambe di Bologna. Qualche mese dopo l’acquisto, tuttavia, ci si rese conto che quei titoli erano troppo rischiosi. “La Cassa di Risparmio – ha detto Simoni – corse ai ripari rivendendo alla stessa Barklays i 2/3 dei titoli e in questo modo minimizzò le perdite. Per i rimanenti prodotti si è sperato fino all’ultimo in una ripresa che, fino a questo momento, non c’è stata”.
“In ogni caso – ha continuato il direttore di Carisp – le perdite sono state già spesate e i titoli non sono stati mai ceduti alla clientela”. La causa alla Barklays non è stato il frutto di una decisione improvvisa, ma una mossa attentamente ponderata: studiata per oltre un anno e mezzo da un team di avvocati italiani ed inglesi. “Non si può andare allo sbaraglio con una simile controparte – ha affermato Simoni – se abbiamo fatto causa significa che siamo sicuri di vincere”.
Il direttore Luca Simoni ha spiegato alla stampa l’intera vicenda. I prodotti – per un valore di 450 milioni di euro – andarono a due società controllate dall’istituto di credito sammarinese: la Carifin Italia e la PlusValore, entrambe di Bologna. Qualche mese dopo l’acquisto, tuttavia, ci si rese conto che quei titoli erano troppo rischiosi. “La Cassa di Risparmio – ha detto Simoni – corse ai ripari rivendendo alla stessa Barklays i 2/3 dei titoli e in questo modo minimizzò le perdite. Per i rimanenti prodotti si è sperato fino all’ultimo in una ripresa che, fino a questo momento, non c’è stata”.
“In ogni caso – ha continuato il direttore di Carisp – le perdite sono state già spesate e i titoli non sono stati mai ceduti alla clientela”. La causa alla Barklays non è stato il frutto di una decisione improvvisa, ma una mossa attentamente ponderata: studiata per oltre un anno e mezzo da un team di avvocati italiani ed inglesi. “Non si può andare allo sbaraglio con una simile controparte – ha affermato Simoni – se abbiamo fatto causa significa che siamo sicuri di vincere”.
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