Chi sperava che il peggio fosse passato si è dovuto ricredere. Il calo dell'anno scorso è stato solo una parentesi. I primi tre mesi del 2015 parlano chiaro: hanno bussato alla Caritas 869 persone, 67 in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Per ricevere un pasto caldo, farmaci, materiali scolastici, sussidi economici per bollette e spese sanitarie. E' il numero più alto degli ultimi cinque anni. Sono profughi, stranieri, ma non mancano anche gli italiani. C'è un dato, in particolare, che preoccupa: l'incremento fortissimo di chi torna, segno che nella povertà è facile entrare, difficilissimo uscire. Ben 740 - l'85,2% - sono i poveri di ieri, che anche oggi versano nelle stessa condizione di disagio. Non c'è stata via di scampo, per loro. La maggior parte sono uomini e sono in continuo aumento. Uomini soli, spesso vittime di licenziamenti, crisi coniugali. Al di là dei numeri commuove l'aspetto umano, il senso di perdita, la paura del futuro. Un futuro nero, senza prospettive. Difficile, in certe situazioni, mantenere la dignità. Come dicevamo, non solo stranieri. Gli italiani sono in minoranza – il 31% - ma sono la faccia grigia di un paese che fatica a risollevarsi. La loro presenza cresce ancora da gennaio a marzo: 269 contro i 248 del primo trimestre del 2014. Poi ci sono i giovani, quelli tra i 19 e 34 anni. Per chi ha appena raggiunto la maggiore età il futuro inizia oggi. Ma con quali premesse? Dramma nel dramma: 519 sono senza casa. 59 in più rispetto al primo trimestre dell'anno scorso. E' la seconda causa di forte disagio. La prima è la mancanza di un lavoro. Poi ci sono le problematiche familiari. Non a caso aumentano gli utenti celibi o nubili.
Guardando alle nazionalità, c'è un drammatico ritorno alla Caritas dei rumeni. Tra i marocchini la povertà è invece una triste conferma: la loro presenza continua a crescere.
Guardando alle nazionalità, c'è un drammatico ritorno alla Caritas dei rumeni. Tra i marocchini la povertà è invece una triste conferma: la loro presenza continua a crescere.
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