Poco più di un mese: la giustizia penale si ferma davanti ad un reato caduto in prescrizione dallo scorso 2 aprile. Restano in piedi le eventuali sanzioni civili e amministrative e su quelle sarà l’autorità preposta, vale a dire il servizio di igiene ambietale, a decidere. Ma per la tragica morte di Felice Feduzzi nessun colpevole nessuna sentenza e nessun risarcimento dalla giustizia penale, anzi nessun reato, quello ipotizzato era di omicido colposo, perché cancellato dalla lentezza della burocrazia e dall’allungarsi dei tempi per l’acceratamento delle cause. Una prescrizione che giunge prima ancora che il procedimento sia passato alla fase del dibattimento. Una prima battuta d’arresto già durante la fase delle indagini per accertare le cause dell’infortunio sul lavoro, risultato mortale, per l’operaio riminese. Il rinvio 6 mesi fa, quando venne dichiarata nulla la perizia allora effettuata e si chiese di disporne di una nuova. Un epilogo amaro per il caso Feduzzi, ma sono tanti gli episodi di infortunio sul lavoro che rischiano la prescrizione per tempi troppo lunghi nell’accertamento delle cause. La denuncia rinnovata a gran voce dalle organizzazioni sindacali: troppi reati prescritti, tempi troppo dilatati per la stesura del rapporto giudiziario e si chiede ancora l’inserimento di un articolo 49 bis alla legge quadro sulla sicurezza sul lavoro perché si possano bloccare i termini della prescrizione al momento dell’avvio della fase istruttoria. Dalla Polizia Civile, intanto, la messa a punto di una macchina organizzativa più efficiente per accelerare i tempi che portano alla stesura del rapporto giudiziario. E sono oltre 800 gli infortuni ancora in attesa vedere accerate cause e responsabilità.
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