Ricorsi respinti perché infondati. Con le tre sentenze depositate, il giudice Emiliani ha detto no ai clienti della finanziaria Smi che tentavano di opporsi alla trasmissione di documenti alla Procura di Roma. Come già il 2 marzo, ha confermato che la rogatoria va eseguita. Ma è probabile che il caso Smi non sia chiuso, anzi c’è il rischio che si crei un ingorgo in tribunale. Cerchiamo di capire perché. I clienti interessati dalla rogatoria sono 1.452. Quando Roma chiese la trasmissione dei documenti, fu fatto notare che servivano le notifiche ai diretti interessati, cosa che la Procura capitolina non gradì, poiché si trattava di un lavoro lungo e impegnativo. Ma così andò, le notifiche iniziarono a partire. E c’è un primo dubbio: erano davvero necessarie? C’è chi sostiene di no, perché i clienti non erano legittimati ad opporsi. Tant’è che i ricorsi finora sono stati tutti respinti. Il problema si crea dal momento in cui mancano ancora più di 1.000 notifiche: è lecito attendersi altrettanti ricorsi, o comunque un numero consistente. Ecco perché queste ultime sentenze sono state inviate anche ai segretari di Stato agli Esteri, alle Finanze e alla Giustizia, affinché si rendano conto dell’impasse che si sta creando e prendano provvedimenti. Questa iniziativa non pare avere precedenti. Il giudice Emiliani ha anche respinto l’eccezione di incostituzionalità presentata dal solo avvocato Petrillo, rifacendosi alla decisione del giudice Canestrari che aveva respinto la ricusazione.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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