Mentre si ragiona per un piano per il Fellini, dopo il no al concordato emesso dal Tribunale, San Marino rimane un partner privilegiato per lo scalo. Con una quota del 3% come Confindustria di Rimini, il Titano ha sempre onorato gli aumenti di capitale e rimane un partner strategico. Prima però i debiti: 47 milioni che devono ancora andare a banche ed imprese. Capofila di un progetto di privatizzazione dello scalo è la Cassa di Risparmio di Rimini, l'istituito più esposto con 9 milioni di euro. I crediti saranno trasformati in azioni di una new company che verrà privatizzata. Senza debiti e con nuova liquidità tramite un aumenti di capitale si potrebbe ripartire. San Marino ha molto da mettere sul tavolo. In primis e già autorizzata dal governo italiano, la creazione di una zona doganale dove una società sammarinese autorizzata potrebbe sdoganare e stoccare merci, con il regime fiscale del Titano. Alla cordata dei creditori manca il sì del Comune e della Provincia, soci di riferimento della società che gestisce e lo scalo.
Valentina Antonioli
Valentina Antonioli
Riproduzione riservata ©