I ricercatori hanno accolto con un applauso il primo giro effettuato dal fascio di protoni. Ma per la vera replica del “big bang”, ci vorrà ancora qualche mese.
Quello di oggi è stato solo un test preliminare. Nel tunnel circolare sotterraneo di 27 Km, per metà in Francia e metà in Svizzera, è stato sparato un solo fascio di protoni.
Niente replica del “big bang” per ora, come ci aveva anticipato il fisico sammarinese Luciano Maiani, già direttore del Cern di Ginevra.
Qualche settimana o poco più e poi l’esperimento, tanto atteso, potrà essere davvero effettuato. I fasci di protoni saranno due e verranno proiettati ad una velocità prossima a quella della luce in senso opposto e quando i due protoni si scontreranno si scateneranno energie tali che per un istante la materia tornerà allo stato che aveva alcuni miliardesimi di secondo dopo il big bang.
La messa in funzione dell’Lhc di Ginevra costituisce un grande passo avanti nella ricerca e consente alla comunità scientifica europea di fare ciò che gli Stati Uniti non sono invece riusciti a realizzare con acceleratori di particelle di una generazione precedente, anche più potenti dell’Lhc, ma più piccoli.
Quando la sperimentazione del Cern sarà a pieno regime uno degli obiettivi principali sarà la ricerca del “bosone di Higgs” la cosiddetta la «particella di Dio» mai individuata, ma solo ipotizzata dallo scienziato scozzese Peter Higgs.
Tanta attenzione all’accensione dell’Lhc c’è stata anche per le previsioni catastrofiste. Ma se il rischio fosse stato quello dell’inizio della fine del mondo non si spiegherebbe la presenza a Ginevra di oltre 3000 fisici con relative famiglie. Inoltre, collisioni tra protoni di questo tipo –Maiani– avvengono continuamente sulla terra con i raggi cosmici, che non hanno mai provocato nessuna catastrofe.
Quello di oggi è stato solo un test preliminare. Nel tunnel circolare sotterraneo di 27 Km, per metà in Francia e metà in Svizzera, è stato sparato un solo fascio di protoni.
Niente replica del “big bang” per ora, come ci aveva anticipato il fisico sammarinese Luciano Maiani, già direttore del Cern di Ginevra.
Qualche settimana o poco più e poi l’esperimento, tanto atteso, potrà essere davvero effettuato. I fasci di protoni saranno due e verranno proiettati ad una velocità prossima a quella della luce in senso opposto e quando i due protoni si scontreranno si scateneranno energie tali che per un istante la materia tornerà allo stato che aveva alcuni miliardesimi di secondo dopo il big bang.
La messa in funzione dell’Lhc di Ginevra costituisce un grande passo avanti nella ricerca e consente alla comunità scientifica europea di fare ciò che gli Stati Uniti non sono invece riusciti a realizzare con acceleratori di particelle di una generazione precedente, anche più potenti dell’Lhc, ma più piccoli.
Quando la sperimentazione del Cern sarà a pieno regime uno degli obiettivi principali sarà la ricerca del “bosone di Higgs” la cosiddetta la «particella di Dio» mai individuata, ma solo ipotizzata dallo scienziato scozzese Peter Higgs.
Tanta attenzione all’accensione dell’Lhc c’è stata anche per le previsioni catastrofiste. Ma se il rischio fosse stato quello dell’inizio della fine del mondo non si spiegherebbe la presenza a Ginevra di oltre 3000 fisici con relative famiglie. Inoltre, collisioni tra protoni di questo tipo –Maiani– avvengono continuamente sulla terra con i raggi cosmici, che non hanno mai provocato nessuna catastrofe.
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