“Chi ha paura muore tutti i giorni. Chi non ha paura muore una volta sola”. Così Paolo Borsellino. Ed è proprio nell’aula del Tribunale dedicata ai giudici Falcone e Borsellino, che i ragazzi delle superiori di Rimini hanno ascoltato l’analisi del rapporto “Città sicure”, edito dall’Osservatorio regionale. Secondo il Presidente della Provincia Ferdinando Fabbri, Rimini possiede anticorpi maggiori rispetto ad altre realtà. Con 33mila imprese, una ogni 6 abitanti, fa parte di un contesto sociale ed economico talmente vivo da essere difficilmente preda della criminalità organizzata.
Le conclusioni a cui e’ giunta la ricerca, ricorda il direttore di 'Città sicure' Cosimo Braccesi, sono abbastanza tranquillizzanti. 'La presenza strutturale della criminalità organizzata in Emilia Romagna, non è mai riuscita a contaminare la società civile né, tanto meno, quella politica'.
Tutti hanno ricordato l’esperienza dei soggiorni obbligati, quanto la legge mandava in territori sani i pregiudicati. La presenza di questi soggetti non è stata indolore. 'A Sassuolo - ricorda Enzo Ciconte, consigliere della commissione di inchiesta sulla mafia - Badalamenti trasportò la sua cosca, organizzando il traffico di stupefacenti. Eppure se chiedete agli anziani del posto come si comportava questo esponente di primo piano della cupola mafiosa, vi risponderanno che era un galantuomo'. Vera Zamagni, storica dell’economia, ricorda che, con i soggiorni obbligati, la mafia si è organizzata senza coinvolgere veramente la società civile. Ma con l’esplosione della droga è stata la società civile a fare domanda di criminalità, chiedendo un prodotto.
Per il procuratore della Repubblica Franco Battaglino non c’è, a Rimini, una organizzazione che abbia il controllo del territorio: 'Nel 91 - racconta - svolgemmo una indagine approfondita sui passaggi di proprietà di diverse imprese, per scoprire che furono a favore di persone senza una lira in tasca. Vennero alla luce i legami con la mafia e da allora l’attenzione non è mai calata'. Battaglino dissente da Fabbri sulla presenza di anticorpi economici. 'Non sono le imprese, ma è la coscienza dei cittadini a fare la differenza. L’Emilia Romagna, ironizza, non ha sopportato nemmeno le prepotenze dei Papi, figuriamoci se può sopportare quelle dei mafiosi'.
Le conclusioni a cui e’ giunta la ricerca, ricorda il direttore di 'Città sicure' Cosimo Braccesi, sono abbastanza tranquillizzanti. 'La presenza strutturale della criminalità organizzata in Emilia Romagna, non è mai riuscita a contaminare la società civile né, tanto meno, quella politica'.
Tutti hanno ricordato l’esperienza dei soggiorni obbligati, quanto la legge mandava in territori sani i pregiudicati. La presenza di questi soggetti non è stata indolore. 'A Sassuolo - ricorda Enzo Ciconte, consigliere della commissione di inchiesta sulla mafia - Badalamenti trasportò la sua cosca, organizzando il traffico di stupefacenti. Eppure se chiedete agli anziani del posto come si comportava questo esponente di primo piano della cupola mafiosa, vi risponderanno che era un galantuomo'. Vera Zamagni, storica dell’economia, ricorda che, con i soggiorni obbligati, la mafia si è organizzata senza coinvolgere veramente la società civile. Ma con l’esplosione della droga è stata la società civile a fare domanda di criminalità, chiedendo un prodotto.
Per il procuratore della Repubblica Franco Battaglino non c’è, a Rimini, una organizzazione che abbia il controllo del territorio: 'Nel 91 - racconta - svolgemmo una indagine approfondita sui passaggi di proprietà di diverse imprese, per scoprire che furono a favore di persone senza una lira in tasca. Vennero alla luce i legami con la mafia e da allora l’attenzione non è mai calata'. Battaglino dissente da Fabbri sulla presenza di anticorpi economici. 'Non sono le imprese, ma è la coscienza dei cittadini a fare la differenza. L’Emilia Romagna, ironizza, non ha sopportato nemmeno le prepotenze dei Papi, figuriamoci se può sopportare quelle dei mafiosi'.
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