Non è certo facile elaborare un quesito referendario chiaro, diretto ed univoco, su una materia tecnica come quella previdenziale; caratterizzata peraltro da una complessa stratificazione normativa. Ma quello delle pensioni – per ovvi motivi - è un tema sentito, e i promotori avevano comunque tentato di dare una risposta alle preoccupazioni dei cittadini. Non è andata come speravano. Nel giudicare inammissibile il quesito, i Garanti lo hanno definito “vuoto”; anche alla luce di quanto emerso nel corso di un'audizione che, il 21 gennaio, aveva visto la partecipazione del Direttore Generale di BCSM e del Coordinatore del Consiglio per la Previdenza dell'ISS. A loro il professor Rescigno – membro del Collegio, e relatore – aveva esposto una serie di dubbi. Apparentemente fuori luogo, ad esempio, parlare – come nel quesito - di “ammontare complessivo” dei Fondi pensione; consistendo questi ultimi in un flusso continuo di denaro in entrata ed uscita. Altro problema sottolineato nella sentenza è che – dalla semplice lettura del testo, se non ci si sofferma sulle norme alle quali il quesito rinvia – sarebbe impossibile comprenderne il senso, che – secondo i Garanti – è quello di una segregazione “maggiormente garantita” non già del Fondo Pensioni, ma del suo Patrimonio: formato dal trasferimento degli attivi annuali delle gestioni riferite alle singole categorie. Che le cifre in ballo siano consistenti lo si capisce da quanto affermato dal coordinatore del Consiglio per la Previdenza. Nell'udienza del 21 gennaio William Vagnini parlò di un accantonamento di 428 milioni, a garanzia dell'erogazione delle pensioni. Una “riserva tecnica”, è stato precisato, per il momento non intaccata, investita nel circuito economico sammarinese, e che consiste - per buona parte - in titoli di credito nei confronti delle banche depositarie. E qui si arriva al cuore – anche “politico”, in un certo qual modo - della vicenda. Nella relazione – ma non nel quesito, e anche questo è importante - viene citato l'articolo 66 della Legge numero 147 del 2017. La norma, tra le altre cose, impegnava il Governo a predisporre – entro giugno 2018 - un regolamento per richiedere agli istituti di credito dove sono depositati i fondi pensione, forme di garanzia adeguate. Ad oggi – è stato accertato - questo regolamento non è stato emanato. “Evidentemente – hanno concluso i Garanti – i proponenti non si ritengono soddisfatti da quanto prevede l'articolo 66, ma non dicono in alcun modo quali dovrebbero essere i criteri ulteriori e diversi, rispetto a quelli già in vigore, per quanto riguarda le garanzie”. Da qui la sentenza di inammissibilità del referendum propositivo richiesto.
Riproduzione riservata ©