Il Comitato Promotore del Sì respinge ed etichetta come “falsa” la campagna del No sulla legalizzazione dell’aborto al nono mese, sostenendo da tempo, anche attraverso noti ginecologi, che in tale epoca gestazionale semplicemente la gravidanza si interrompe con il parto poichè il bambino è completamente formato e pronto a nascere. In un comunicato ricorda inoltre che “nel quesito referendario, così come in Italia, l’interruzione volontaria di gravidanza dopo il primo trimestre può essere effettuata solo se ci sono rischi per la vita della donna o per salvaguardare la sua salute fisica o mentale”, cosa che oltreconfine prevede una certificazione medica - scrivono - ed è attuabile solo finché non è possibile la vita autonoma del feto. Ovvero, indicativamente fino alle 22 settimane. Da questo momento in poi, ricorda il comitato per il Si, citando La dott.ssa Parachini, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia presso l’Ospedale San Filippo Neri di Roma, l'interruzione terapeutica è effettuabile “solo nei casi in cui sia direttamente a rischio la vita della donna” e – per legge - “il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto". Diversa la situazione che si presenta a inizio gravidanza, secondo il comitato promotore. “Premessa una differenza sostanziale tra anomalie e malformazioni del feto, l’interruzione della gravidanza può avvenire solo se comportano un grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna”, precisano, con una diagnosi che arriva “intorno alle 10-13 settimane con la villocentesi, dalla 15a settimana con l’amniocentesi o tramite ecografia che si effettua in diversi stadi della gravidanza”. Screening prenatali che a San Marino - ricorda il comitato promotore - sono oggi particolarmente all’avanguardia e che mettono "la donna e la coppia nella condizione di decidere in uno stadio precoce della gravidanza".