Ancora un nulla di fatto. Dopo lo sciopero dei lavoratori del commercio è ripresa la trattativa dei sindacati con Osla e Usc per il rinnovo del contratto ma non con gli esiti sperati. Resta il nodo degli aumenti, ritenuti ancora troppo bassi. Ed è stato inoltre ribadito dalle due associazioni di categoria che una percentuale superiore al 4,5% sarà possibile solo a fronte di modifiche legislative come la riduzione dei permessi di studio e matrimoniali. Dunque “peggiorative” - attaccano CSDL, CDLS e USL, che denunciano anche pressioni e intimidazioni di un amministratore, associato Osla, sui propri dipendenti, per indurli a non partecipare alla protesta del 4 novembre.
Il responsabile dell'azienda era presente all'incontro, affermando – riportano i sindacati - che il diritto allo sciopero è legittimo tanto quanto quello di un'impresa a ridurre il personale a fronte di un calo del fatturato. Dichiarazioni che le tre sigle giudicano inaccettabili, e che – rimarcano - “gettano molte ombre sul prosieguo del confronto”. Osla, però, chiarisce: “Come associazione – dichiara il Direttore Generale Michele Andreini - ribadiamo che il diritto allo sciopero è sacrosanto. Eventuali posizioni prese da singoli imprenditori – aggiunge - non devono fare deragliare il percorso di negoziazione e neppure vanno strumentalizzate per frenarlo”.
Riguardo alla trattativa, c'è la volontà di portarla a termine ma “con soluzione accettabile per entrambe le parti, rispondendo al caro vita per i dipendenti e preservando, al contempo, la competitività del sistema commerciale sammarinese. Poiché l'inflazione – afferma Andreini - non colpisce solo le famiglie ma anche le imprese. Pensiamo sia una bolla speculativa – spiega - quindi dobbiamo muoverci con cautela perché il futuro, in questa fase, è imprevedibile”. Nel frattempo, in attesa di sviluppi e alla luce dell'esito dell'ultimo incontro, continua lo stato di mobilitazione dei lavoratori del settore, con possibili ulteriori iniziative.