Gli Stati Uniti e la Corea del Sud devono, come prima mossa, "fermare immediatamente tutti i loro atti provocatori" contro Pyongyang e "chiedere scusa per tutti quelli fatti". Come "segnale di buona volontà", dovrebbero anche togliere le risoluzioni con tutte le sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu, mentre Seul dovrebbe smettere di attribuire le colpe al Nord dell'affondamento della corvetta Cheonan di marzo 2010 e per gli attacchi informatici alle reti sudcoreane. Nella seconda fase, continua la nota della Commissione nazionale di Difesa, il massimo organo istituzionale dello Stato e presieduto dal Kim Jong-un, Washington e Seoul "dovrebbero dare garanzie formali di fronte al mondo che non manderanno in scena ancora una volta esercitazioni di guerra nucleare per minacciare o ricattare" Pyongyang. Infine, Usa e Corea del Sud "dovrebbero decidere di ritirare tutti i mezzi di guerra nucleare dalla Corea del Sud e dalle sue vicinanze e rinunciare al tentativo di reintrodurle, come dovere immediato". La dichiarazione è maturata a pochi giorni dalla visita, conclusasi lunedì, del segretario di Stato americano, John Kerry, in Estremo Oriente, con tappe a Seul, Pechino e Tokyo. Proprio nella capitale nipponica, Kerry ha ribadito che gli Usa erano aperti a negoziati con Pyongyang purché "onesti" e con la controparte in grado di mostrare una volontà "autentica e credibile sulla denuclearizzazione". Il capo della diplomazia americana ha anche invitato il regime a "misure significative per mostrare che onorerà gli impegni" già presi: "la palla - ha concluso Kerry - è nel loro campo".
Le condizioni poste dalla Corea del Nord per far ripartire il dialogo sono "incomprensibili", secondo un portavoce del ministero degli Esteri sudcoreano. "Le richieste sono totalmente incomprensibili. Questo è assurdo", ha detto, sulle condizioni di stop a provocazioni, aggressioni e risoluzioni Onu, sanzioni incluse.
Intanto la tensione tra le due Coree sta avendo pesanti ripercussioni sulla zona industriale di Kaesong, gestita congiuntamente dai due Paesi. Pyongyang ha chiuso l’area la settimana scorsa e impedisce il passaggio di rifornimenti per le persone impiegate nella regione di frontiera. Duecento lavoratori sudcoreani sono a corto di viveri. Cibo e combustibili starebbero per finire. L’area congiunta fu aperta nel 2004 e rappresentava un esempio tangibile del disgelo tra i due Paesi, che rimangono formalmente in guerra dal conflitto degli anni ’50.
Le condizioni poste dalla Corea del Nord per far ripartire il dialogo sono "incomprensibili", secondo un portavoce del ministero degli Esteri sudcoreano. "Le richieste sono totalmente incomprensibili. Questo è assurdo", ha detto, sulle condizioni di stop a provocazioni, aggressioni e risoluzioni Onu, sanzioni incluse.
Intanto la tensione tra le due Coree sta avendo pesanti ripercussioni sulla zona industriale di Kaesong, gestita congiuntamente dai due Paesi. Pyongyang ha chiuso l’area la settimana scorsa e impedisce il passaggio di rifornimenti per le persone impiegate nella regione di frontiera. Duecento lavoratori sudcoreani sono a corto di viveri. Cibo e combustibili starebbero per finire. L’area congiunta fu aperta nel 2004 e rappresentava un esempio tangibile del disgelo tra i due Paesi, che rimangono formalmente in guerra dal conflitto degli anni ’50.
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