Si sono svegliati con il suono degli altoparlanti, gli abitanti di alcune località a nord dell'isola di Hokkaido; messaggi di allarme diffusi più volte, non appena si è avuta notizia del lancio – da parte della Corea del Nord – di un missile balistico a medio raggio. Il vettore ha volato per circa 2.700 chilometri, ed ha raggiunto un'altezza massima di 550 chilometri, quando è passato sull'isola più a nord dell'arcipelago giapponese. Ma soprattutto, secondo i media sudcoreani, quel missile – che poi è caduto in mare, spezzandosi in 3 pezzi – era il primo, di Pyongyang, in grado di trasportare una testata nucleare. Messaggio durissimo, insomma, quello di Kim Jong-un; che nei giorni scorsi aveva annunciato una dura rappresaglia dopo l'inizio delle esercitazioni militari organizzate da Washington e Seul, considerate una provocazione inaccettabile. Ad accrescere ulteriormente la tensione la risposta, di oggi, della Corea del Sud: 4 caccia F15 hanno sganciato 8 bombe nei pressi del confine. Una escalation che rischia di finire fuori controllo, tanto che è stata chiesta la convocazione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza Onu. “Il lancio del missile nord coreano sul nostro territorio – ha detto il Premier nipponico Shinzo Abe - è un atto di un'estrema gravità e costituisce una seria minaccia per la sicurezza dell'intera Regione”. “Tutte le opzioni sono sul tavolo”, ha dichiarato il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Pechino e Mosca, dal canto loro, invitano alla prudenza. “Le soluzioni di forza – ha ricordato il vice ministro agli Esteri russo - non portano da nessuna parte, se non verso una catastrofe”.
Riproduzione riservata ©