I magistrati lo sapevano da una settimana che Gabriella Spada sarebbe rientrata mercoledì sera, dalle Maldive. I difensori della ex Presidente della Giacomelli Group avevano depositato in tribunale i biglietti aerei che la Spada aveva acquistato, quale prova del suo rientro, chiedendo massimo riserbo per evitare quello che i legali hanno definito un possibile linciaggio mediatico. Ma la notizia dell’arrivo è filtrata e all’aeroporto di Forlì ad attenderla, mercoledì sera, oltre alla Guardia di Finanza che ha subito arrestato Gabriella Spada, c’erano anche numerosi giornalisti. Il suo difensore, l’avvocato riminese Paolo Righi, ha avuto appena il tempo di scambiare con la donna due battute e capire che era abbastanza tranquilla nonostante la prospettiva del carcere. Martedì primo giugno il tribunale del riesame dovrà esprimersi sulla richiesta di scarcerazione o di arresti domiciliari. Venerdì il probabile interrogatorio in carcere da parte del Gip, anche se il collegio difensivo della Spada non ha ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. “Abbiamo presentato al giudice alcune memorie – afferma l’avvocato Paolo Righi – in cui documentiamo che Gabriella Spada non ha mai avuto un reale ruolo decisionale nelle manovre del gruppo. Nel marzo 2003 – prosegue – all’epoca delle calunnie sugli assegni e della chiusura dei bond Gabriella Spada era alle Maldive. E nelle numerose intercettazioni telefoniche - prosegue – non menziona mai questi fatti”. In sintesi la tesi difensiva sembrerebbe orientarsi verso l’attribuzione delle responsabilità penali verso gli altri manager del gruppo, tutti agli arresti domiciliari. Con l’esclusione del fondatore del Gruppo Antonio Giacomelli e di Domenico Libri – il contabile – che proprio oggi ha ottenuto dal tribunale del riesame di Bologna la libertà, dopo oltre due settimane di “domiciliari”.
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