"Questo referendum è una cosa molto triste, ma non abbiamo avuto strumenti per evitarlo". Lo ha detto il primo ministro croato, il socialdemocratico Zoran Milanovic, dopo aver votato contro la definizione del matrimonio come un'unione esclusivamente tra un uomo e una donna al referendum in corso oggi in Croazia, promosso da un'associazione vicina alla Chiesa cattolica. Milanovic ha affermato che da un punto di vista concreto e legislativo una eventuale vittoria dei "sì" non cambierà niente, dato che nessuno ha mai pensato di legalizzare i matrimoni gay in Croazia. "Tra una o due settimane il governo presenterà in Parlamento un ddl sulle unioni civili omosessuali per garantire loro quasi tutti i diritti delle coppie sposate", ha annunciato Milanovic, spiegando che la legge era una promessa elettorale della sua coalizione di centro-sinistra, al potere da due anni. "Questo referendum non è altro che una manifestazione di omofobia, e vuole anche spianare la strada a un referendum contro l'uso del cirillico serbo, ora diritto della minoranza nazionale serba", ha aggiunto il primo ministro, affermando che l'iniziativa anti-serba non passerà poiché la sua maggioranza in parlamento emenderà la Costituzione affinché in futuro non si possano mai più tenere consultazioni referendarie alle quali la maggioranza decide dei diritti della minoranza. Oggi è infatti l'ultimo giorno utile per la raccolta firme per indire un referendum che porterebbe al 50 per cento (contro il 33 per cento della legge attuale) la soglia della popolazione minoritaria che vive in una città per avere il diritto al bilinguismo. L'iniziativa è stata promossa da associazioni nazionaliste croate dopo l'introduzione dell'uso pubblico del cirillico serbo a Vukovar, città martire della guerra per l'indipendenza della Croazia.
Riproduzione riservata ©