La sentenza di primo grado del processo per l’infortunio mortale sul lavoro, avvenuto all’azienda Tu.Le di Gualdicciolo il 27 settembre 2002, è stata depositata giovedì scorso dal commissario della legge Vittorio Ceccarini.
Il processo di primo grado si era concluso nel maggio 2006, dopo una serie di rinvii, chiesti dalle parti, per consentire all’azienda e ai familiari della vittima, un operaio di 53 anni, di giungere ad un accordo sul risarcimento del danno: intesa in realtà mai raggiunta.
Ma ora, col deposito della sentenza, l’avvocato della difesa potrà fare ricorso in appello, tanto da rendere la sentenza definitiva, se sarà confermata anche in secondo grado, e poter così procedere con la causa per il risarcimento. I tempi ci sono, poiché il reato cadrà in prescrizione nell’aprile del 2008.
Nell’infortunio sul lavoro aveva perso la vita Lakebir Lakhouiri, di origine marocchina ma residente da anni a Fratte di Sassofeltrio: il giorno dell’incidente l’operaio stava spostando un grosso fascio di tubi, del peso di 20 quintali, quando il magnete che lo trasportava si staccò, e i tubi gli rovinarono addosso, uccidendolo. Il processo di primo grado si era concluso con una condanna a sei mesi per il legale rappresentante dell’azienda, inoltre era stata fissata una provvisionale di 100mila euro per il risarcimento nei confronti della famiglia, col resto da quantificare in sede civile.
Il processo di primo grado si era concluso nel maggio 2006, dopo una serie di rinvii, chiesti dalle parti, per consentire all’azienda e ai familiari della vittima, un operaio di 53 anni, di giungere ad un accordo sul risarcimento del danno: intesa in realtà mai raggiunta.
Ma ora, col deposito della sentenza, l’avvocato della difesa potrà fare ricorso in appello, tanto da rendere la sentenza definitiva, se sarà confermata anche in secondo grado, e poter così procedere con la causa per il risarcimento. I tempi ci sono, poiché il reato cadrà in prescrizione nell’aprile del 2008.
Nell’infortunio sul lavoro aveva perso la vita Lakebir Lakhouiri, di origine marocchina ma residente da anni a Fratte di Sassofeltrio: il giorno dell’incidente l’operaio stava spostando un grosso fascio di tubi, del peso di 20 quintali, quando il magnete che lo trasportava si staccò, e i tubi gli rovinarono addosso, uccidendolo. Il processo di primo grado si era concluso con una condanna a sei mesi per il legale rappresentante dell’azienda, inoltre era stata fissata una provvisionale di 100mila euro per il risarcimento nei confronti della famiglia, col resto da quantificare in sede civile.
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