“Il tema della parità parte da lontano”, ricorda Giuliano Tamagnini, non siamo all'anno zero ma ancora tanti passi restano da fare. La battaglia contro le discriminazioni è ancora aperta, "il nostro è un modello economico – rimarca il segretario Generale della Csdl - basato quasi esclusivamente sulla prestazione lavorativa dell'uomo". La complessità nel conciliare lavoro e famiglia s'intreccia con le difficoltà nel fare carriera. Il Covid ha messo a nudo, esacerbando, situazioni già note. Nel 2020 su 995 disoccupati in senso stretto, 707 sono donne. E se dal 2016 sono calati i disoccupati maschi, non si può dire altrettanto delle lavoratrici, passate da un 66, 22% ad un 71, 50%. “Dietro ai freddi numeri - ricorda Simona Zonzini della federazione industria - ci sono persone, donne che devono dipendere da qualcuno e quel qualcuno non sempre c'è”.
Nell'analizzare il settore privato, impossibile non dare uno sguardo al genere: nell'anno della pandemia ci sono stati 20 lavoratori in più, ma tutti uomini. Le donne occupate, al contrario, sono diminuite. La maggior parte ha tra i 51/ 60 anni, età in cui diventa più difficile ricollocarsi. “Non è un paese per donne”, commenta Elena D'Amelio. “L'occupazione femminile non è mai stata paritaria. E il covid – spiega - ha peggiorato la situazione”. Tutti d'accordo dal punto di vista teorico, ma come agire? “Sono 40 anni che parlo sempre della stessa cosa ma non ho ancora visto un cambiamento significativo”, dice Francesca Nicolini del Comitato donne. L'opportunità diventa sprone: “Non parliamo solo del problema ma facciamo qualcosa”. “Il nostro impegno sarà collaborare con il sindacato, per capire i problemi e in quali ambiti agire”, dichiara Lara Cannalire della Commissione pari opportunità. In chiusura, l'appello di Tamagnini: le donne devono continuare a lottare, con tenacia e determinazione. E gli uomini devono lottare al loro fianco. Per il bene della società”, “perché se stanno bene le donne, vivono meglio tutti”, rimarca la Nicolini. “Risponde al concetto di comunità”.