300 mila giovani, tra i 14 e i 17 anni mescolano alcol e digiuno. 8 volte su 10 sono ragazze. Gli esperti lanciano un grido d'allarme e invitano a rivedere anche l'atteggiamento dei genitori, che in alcuni casi sono così insensibili da dare ai bambini anche bevante energizzanti. L'abitudine a consumare alcol, soprattutto birra, colpisce i giovanissimi già dall'età delle scuole medie, con le prime frequentazioni delle discoteche e le prime uscite serali. Gli esperti la chiamano “drunkoressia” o “anoressia da happy hour”, riassumendo così l’abitudine di digiunare per poi consumare alcolici. Una tendenza che preoccupa fortemente considerati i danni che può provocare, che ovviamente sono ancora più pesanti negli adolescenti. Il fenomeno delle bevute compulsive – lo affermano i pediatri italiani – raggiunge livelli superiori tra i ragazzi di 16 – 17 anni, rispetto a quelli medi, mentre nei giovani tra i 18 e i 24 anni il “binge drinking” è oramai un’abitudine consolidata. Dati preoccupanti, tanto più se si sommano a quelli che riguardano l'uso di bevande energizzanti. A consumare gli “energy drink” sono il 68% degli adolescenti. Un dato che diventa più allarmante quando si sposta nei bambini fra i 3 e i 10 anni, che secondo l'Istat consumerebbero queste bevande nel 18 per cento dei casi. A consentirlo sono genitori poco attenti, a loro volta consumatori di tali bevande che contengono sostanze stimolanti.
Consumi che portano a difficoltà di concentrazione e memoria, ad un atteggiamento di aggressività immotivata e alterazioni del tono dell’umore ed altri effetti collaterali, come cambiamenti nel ritmo sonno/veglia, la tendenza all’isolamento.
Consumi che portano a difficoltà di concentrazione e memoria, ad un atteggiamento di aggressività immotivata e alterazioni del tono dell’umore ed altri effetti collaterali, come cambiamenti nel ritmo sonno/veglia, la tendenza all’isolamento.
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