Non accade spesso che i media locali prendano posizioni sui fatti di cronaca, ma il caso dell'Aquarius ha riempito le pagine dei quotidiani emiratini di commenti ed editoriali.
Il punto di vista delle monarchie assolute di questa zona del mondo, diventa uno strumento utile per guardare all'Europa. The National ha scritto nei giorni scorsi come "il destino dell'Aquarius evidenzi il trionfo dei nazionalisti europei” e sottolinea che se fino a qualche anno fa il vecchio continente si considerasse immune alle correnti del populismo, ora si ritrova assediata da populisti democraticamente eletti.
Gulf News ricorda invece come il lavoro dell'Aquarius, che salpò nei primi mesi del 2016, in un anno in cui oltre un milione di persone fuggirono dalle guerre di Africa e Medio Oriente, sia stato nel migliore dei casi visto con indifferenza dai leader europei e, nel peggiore, con aperta ostilità.
L'analisi più approfondita la fa Al Jazeera, in un editoriale stranamente visibile online anche qui a Dubai (ricordiamo che il sito dell'emittente è stato oscurato negli Emirati in seguito alla crisi con il Qatar). L'Europa, secondo Al Jazeera, dovrebbe assumersi le proprie responsabilità per l'intromissione politica e gli interventi militari prima in Libia e poi in Siria. Se le guerre continuano a imperversare, grazie alle armi occidentali e al sostegno a varie fazioni – conclude – le persone continueranno a fuggire.
E se spesso l'Europa ha contestato alle ricche monarchie del Golfo di non farsi carico del problema dei rifugiati, è notizia di questi giorni l'introduzione negli Emirati di una sorta di visto umanitario, che include sanità e istruzione gratuita, per i cittadini residenti negli Emirati provenienti da Paesi colpiti da guerre.
Nel Golfo si stima vivano circa 3 milioni di siriani, ma poiché nessun Paese della zona è firmatario della Convenzione sui rifugiati, non vengono censiti come tali e non rientrano quindi nelle statistiche dell'agenzia per i rifugiati dell'ONU.
Gli Emirati, secondo quanto dichiarato dal Governo, stanno portando avanti un piano per integrare 15000 rifugiati siriani entro il 2021 - perlopiù famiglie e professionisti - e negli ultimi 6 anni hanno fornito oltre 750 milioni di dollari per sostenere i campi profughi in Giordania, Iraq e Libano.
Ma ora, anche qui, l'attenzione è puntata sulle altre navi bloccate nel Mediterraneo e sulle prossime decisioni del Consiglio Europeo.
Elisabetta Norzi
Il punto di vista delle monarchie assolute di questa zona del mondo, diventa uno strumento utile per guardare all'Europa. The National ha scritto nei giorni scorsi come "il destino dell'Aquarius evidenzi il trionfo dei nazionalisti europei” e sottolinea che se fino a qualche anno fa il vecchio continente si considerasse immune alle correnti del populismo, ora si ritrova assediata da populisti democraticamente eletti.
Gulf News ricorda invece come il lavoro dell'Aquarius, che salpò nei primi mesi del 2016, in un anno in cui oltre un milione di persone fuggirono dalle guerre di Africa e Medio Oriente, sia stato nel migliore dei casi visto con indifferenza dai leader europei e, nel peggiore, con aperta ostilità.
L'analisi più approfondita la fa Al Jazeera, in un editoriale stranamente visibile online anche qui a Dubai (ricordiamo che il sito dell'emittente è stato oscurato negli Emirati in seguito alla crisi con il Qatar). L'Europa, secondo Al Jazeera, dovrebbe assumersi le proprie responsabilità per l'intromissione politica e gli interventi militari prima in Libia e poi in Siria. Se le guerre continuano a imperversare, grazie alle armi occidentali e al sostegno a varie fazioni – conclude – le persone continueranno a fuggire.
E se spesso l'Europa ha contestato alle ricche monarchie del Golfo di non farsi carico del problema dei rifugiati, è notizia di questi giorni l'introduzione negli Emirati di una sorta di visto umanitario, che include sanità e istruzione gratuita, per i cittadini residenti negli Emirati provenienti da Paesi colpiti da guerre.
Nel Golfo si stima vivano circa 3 milioni di siriani, ma poiché nessun Paese della zona è firmatario della Convenzione sui rifugiati, non vengono censiti come tali e non rientrano quindi nelle statistiche dell'agenzia per i rifugiati dell'ONU.
Gli Emirati, secondo quanto dichiarato dal Governo, stanno portando avanti un piano per integrare 15000 rifugiati siriani entro il 2021 - perlopiù famiglie e professionisti - e negli ultimi 6 anni hanno fornito oltre 750 milioni di dollari per sostenere i campi profughi in Giordania, Iraq e Libano.
Ma ora, anche qui, l'attenzione è puntata sulle altre navi bloccate nel Mediterraneo e sulle prossime decisioni del Consiglio Europeo.
Elisabetta Norzi
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