Nel marzo 2003 circa quattrocento precari della Pubblica Amministrazione erano riusciti ad ottenere ciò che volevano: la stabilizzazione. Con una differenza, però, e fondamentale: non avevano ottenuto la ricostruzione della carriera, né il riconoscimento degli arretrati dal giorno in cui avevano iniziato a lavorare presso la Pa, ma solo dal marzo 2003. Alcuni di loro avevano anche dieci anni di anzianità e si aspettavano di ricevere fino a 10mila euro. Niente di tutto questo, e circa la metà di loro, 197 per l’esattezza, ha deciso di fare ricorso. “La legge organica – spiega l’avvocato Renzo Bonelli, che li rappresenta – prevede che chi viene stabilizzato ha diritto alla ricostruzione della carriera. Questo è stato il primo caso in cui gli arretrati non sono stati riconosciuti. Ad altri stabilizzati non sono stati negati questi diritti”. Ieri mattina, nell’affollata aula del tribunale, ha avuto inizio il maxi-processo dinnanzi al giudice amministrativo, Giuseppe Costanzo, che ora ha 30 giorni di tempo per emettere la sentenza. Secondo l’Avvocatura dello Stato il ricorso è tardivo poiché doveva essere presentato quando fu firmato l’accordo tra Governo e sindacati, e c’è poi la legge numero 54 del 2005 che prevede di non erogare gli arretrati. Anche quest’ultima normativa è contestata dalla difesa: “Crea disuguaglianze tra i dipendenti – spiega ancora l’avvocato Bonelli – e manca di genericità perché destinata ad un gruppo nominativo di persone, dunque – conclude – è costituzionalmente illegittima”.
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