Si chiama Lecs ed è un metodo innovativo per trattare le patologie dell'apparato gastrointestinale. E' una tecnica nata nel 2008 in Giappone e consente di curare un paziente combinando endoscopia e chirurgia, per asportare con precisione un tumore, risparmiare tessuto sano ed evitare deformazioni dell'organo interessato. A marzo, per la prima volta in Repubblica, questo nuovo approccio è stato usato in sala operatoria all'ospedale di Stato per una sammarinese. Ad eseguire l'intervento sono stati i medici Giovanni Landolfo e Federico Barbaro.
L'uso della Lecs è il risultato di un accordo tra l'Iss e la fondazione legata al policlinico Gemelli di Roma. Ha supervisionato l'intervento l'endoscopista giapponese Jun Hamanaka. L'operazione è andata a buon fine e la paziente ha avuto un buon decorso, fanno sapere dall'Iss.
Non è l'unica novità introdotta all'ospedale. Tramite le tecnologie più avanzate, è possibile intervenire in modo sempre meno invasivo. La settimana scorsa sono stati portati a termine due interventi di radiologia interventistica, con più reparti in collaborazione. Nel primo caso, è stata applicata una rete cilindrica auto-espandibile per dilatare un restringimento della carotide inserendo un catetere dall'arteria femorale, per prevenire un ictus. Nel secondo caso, con un metodo simile, è stata posizionata una protesi interna all'aorta, per trattare l'aneurisma. Uno dei risultati è la guarigione più veloce.
Mauro Torresi
Nel servizio, le interviste ai medici Federico Barbaro e Jun Hamanaka
L'uso della Lecs è il risultato di un accordo tra l'Iss e la fondazione legata al policlinico Gemelli di Roma. Ha supervisionato l'intervento l'endoscopista giapponese Jun Hamanaka. L'operazione è andata a buon fine e la paziente ha avuto un buon decorso, fanno sapere dall'Iss.
Non è l'unica novità introdotta all'ospedale. Tramite le tecnologie più avanzate, è possibile intervenire in modo sempre meno invasivo. La settimana scorsa sono stati portati a termine due interventi di radiologia interventistica, con più reparti in collaborazione. Nel primo caso, è stata applicata una rete cilindrica auto-espandibile per dilatare un restringimento della carotide inserendo un catetere dall'arteria femorale, per prevenire un ictus. Nel secondo caso, con un metodo simile, è stata posizionata una protesi interna all'aorta, per trattare l'aneurisma. Uno dei risultati è la guarigione più veloce.
Mauro Torresi
Nel servizio, le interviste ai medici Federico Barbaro e Jun Hamanaka
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