Una pagina di libertà, una pietra miliare nella storia, la fine di un mondo, la sconfitta del comunismo, l’avvio di una nuova era. Tutto vero, accadeva venti anni fa…ma…
Nella capitale sulla Sprea, ospite Angela Merkel, la cancelliera, che ha definito questo giorno il più bello per i tedeschi, i grandi di allora: Gorbaciov, Bush padre, Helmut Kohl, l’artefice dell’unificazione delle due Germanie, emozionati e con i segni del tempo, offrono la loro testimonianza. E poi c’è la musica, i giovani, quelle immagini sbiadite nelle piazze coloratissime e gremite di oggi. E ancora internet e le tv di tutto il mondo, che rovesciano filmati e commenti… ma c’è anche una domanda: perché venti anni dopo, trasferire solo lo spirito della festa a chi ha vissuto quei momenti e che è arrivato perfino a non rimpiangerli, coinvolgendo in un’apoteosi collettiva soprattutto chi non li ha vissuti?
Se è finita la guerra fredda, se è caduta la cortina di ferro, se il mondo ha trovato un nuovo assetto oltre i blocchi, tuttavia, sono state tante le occasioni mancate, che da allora ad oggi hanno segnato la nostra storia. Non ci sarebbe stato giorno migliore per parlarne con e oltre le celebrazioni.
Chi ha picconato quel muro, venti anni fa, non cullava l’illusione di aprire un varco verso il paradiso, ma era profondamente convinto di trovare una prospettiva migliore.
Avremmo potuto avere un’Europa unificata, oltre che unita e probabilmente più centrale nei destini del mondo. Il senso della libertà e della giustizia si sarebbero potuti esprimere con la stessa forza contro le barriere della povertà e contro i muri che negano i diritti umani, con troppi popoli ancora prigionieri di totalitarismi oppure ostaggio di democrazie sempre più imperfette. Dal cemento scalpellato di Berlino, poteva nascere l’architettura di un sistema più sicuro con meno armi e meno appetiti. E più radicato poteva essere il valore dell’etica verso un futuro pacificato.
Bisognerebbe parlare anche di questo in un giorno, che evoca emozioni straordinarie. E per percorre ancora tanta strada e ancora in salita servirebbe anche un patto tra generazioni.
Ai giovani non si possono consegnare solo alcune pagine scelte di storia, le più belle, e misurarsi con loro, nella retorica delle celebrazioni, quasi pretendendo che siano capaci di scriverne delle altre. Nel ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino andrebbero lette tutte, insieme, magari aiutandosi a sbagliare di meno.
Lo speciale di RSMagazine "Il muro di Berlino 20 anni dopo"
Carmen Lasorella
Nella capitale sulla Sprea, ospite Angela Merkel, la cancelliera, che ha definito questo giorno il più bello per i tedeschi, i grandi di allora: Gorbaciov, Bush padre, Helmut Kohl, l’artefice dell’unificazione delle due Germanie, emozionati e con i segni del tempo, offrono la loro testimonianza. E poi c’è la musica, i giovani, quelle immagini sbiadite nelle piazze coloratissime e gremite di oggi. E ancora internet e le tv di tutto il mondo, che rovesciano filmati e commenti… ma c’è anche una domanda: perché venti anni dopo, trasferire solo lo spirito della festa a chi ha vissuto quei momenti e che è arrivato perfino a non rimpiangerli, coinvolgendo in un’apoteosi collettiva soprattutto chi non li ha vissuti?
Se è finita la guerra fredda, se è caduta la cortina di ferro, se il mondo ha trovato un nuovo assetto oltre i blocchi, tuttavia, sono state tante le occasioni mancate, che da allora ad oggi hanno segnato la nostra storia. Non ci sarebbe stato giorno migliore per parlarne con e oltre le celebrazioni.
Chi ha picconato quel muro, venti anni fa, non cullava l’illusione di aprire un varco verso il paradiso, ma era profondamente convinto di trovare una prospettiva migliore.
Avremmo potuto avere un’Europa unificata, oltre che unita e probabilmente più centrale nei destini del mondo. Il senso della libertà e della giustizia si sarebbero potuti esprimere con la stessa forza contro le barriere della povertà e contro i muri che negano i diritti umani, con troppi popoli ancora prigionieri di totalitarismi oppure ostaggio di democrazie sempre più imperfette. Dal cemento scalpellato di Berlino, poteva nascere l’architettura di un sistema più sicuro con meno armi e meno appetiti. E più radicato poteva essere il valore dell’etica verso un futuro pacificato.
Bisognerebbe parlare anche di questo in un giorno, che evoca emozioni straordinarie. E per percorre ancora tanta strada e ancora in salita servirebbe anche un patto tra generazioni.
Ai giovani non si possono consegnare solo alcune pagine scelte di storia, le più belle, e misurarsi con loro, nella retorica delle celebrazioni, quasi pretendendo che siano capaci di scriverne delle altre. Nel ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino andrebbero lette tutte, insieme, magari aiutandosi a sbagliare di meno.
Lo speciale di RSMagazine "Il muro di Berlino 20 anni dopo"
Carmen Lasorella
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