Un vertice straordinario - quello dell'Organizzazione della cooperazione islamica - convocato ad Istanbul per dare una risposta comune alla decisione di Trump, che sta infiammando il Medio Oriente. Presenti i leader di 50 Paesi: dal Marocco all'Indonesia. Il “padrone di casa” è stato chiaro: “dobbiamo riconoscere Gerusalemme Est – ha tuonato Erdogan - come capitale dello Stato occupato di Palestina”. Posizione recepita nella dichiarazione finale del vertice; con l'invito a tutti i Paesi del Mondo a fare altrettanto. Nel documento si chiede – tra le altre cose - la fine di quella che è definita “l'occupazione israeliana della terra dello Stato di Palestina”; condannata – inoltre - la dichiarazione del Presidente degli Stati Uniti. E poi un ammonimento: se il Consiglio di sicurezza dell'Onu non agirà contro il riconoscimento, da parte di Trump, di Gerusalemme come capitale di Israele, i Paesi aderenti all'Organizzazione della cooperazione islamica denunceranno questa “violazione” davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. A prendere le distanze, da Washington, anche Bruxelles, alla vigilia del summit europeo. Il vertice Ue – è stato detto - si dissocerà dalla decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e ribadirà la posizione già espressa lunedì a Netanyahu: ovvero la soluzione dei 2 Popoli in 2 Stati. Tutto ciò mentre proseguono proteste, ed incidenti, in Cisgiordania. Di queste ore anche la notizia, diffusa da fonti della Polizia israeliana, di un progetto di Hamas per rapire un soldato o un colono durante le festività dell'Hannukah. Il piano sarebbe stato sventato dalle forze di sicurezza dello Stato ebraico.
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