Dovrebbe sorgere al posto del capannone che un tempo era del Liquorificio San Marino, la nuova struttura dell’AluTitan. Un nuovo stabilimento, gemello di quello esistente – da progetto - lungo 190 metri, largo 45 e alto 8, per una cubatura di 65mila metri.
Attualmente, sono una settantina i dipendenti dell’AluTitan: l’ampliamento aziendale porterebbe, non solo, a raddoppiare la capacità produttiva, ma anche nuova occupazione per altri 40 dipendenti, accanto ad un adeguamento alle nuove tecnologie di produzione.
Da 12 anni presidente di una azienda che arriva al fatturato annuo di 35 milioni di euro, Fiorenzo Ravelli non ci sta: “Non siamo un ecomostro. Ma solo una azienda che vuole espandersi e ci piacerebbe farlo qui”. All’AluTitan si trasforma l’alluminio, da cilindri di 600 chili l’uno, a barre e profilati destinati ad aziende di arredamento italiane ed europee: “Non produciamo inquinamento atmosferico – garantisce il presidente – dai nostri camini esce solo aria riscaldata; non produciamo polveri perché tutto il materiale di scarto viene riciclato in Italia e riutilizzato. L’impatto visivo ci sarà, ma obietta, siamo in una zona produttiva, se pur a ridosso di un’area residenziale”.
Resta aperto il problema viabilità a Chiesanuova: la strada per raggiungere la zona industriale è una sola e taglia il centro del Castello: “I disagi ci sono già ora, e da tempo – prosegue Ravelli – sollecitiamo le segreterie competenti per realizzare una bretella per deviare il traffico pesante”.
Un incontro con il Capitano di Castello e AluTitan già c’è stato e alla amministrazione il Presidente ha fornito rassicurazioni: “Siamo una azienda in regola”. E oggi Ravelli allarga l’invito al comitato cittadino: “Venite a visitarci, per vedere come lavoriamo”.
A sollecitare il confronto è anche il segretario al territorio, Marino Riccardi: “Prima di procedere, concorderemo insieme – segreterie, azienda e comitato – una serata pubblica per chiarire le rispettive posizioni”.
Dello stesso avviso il segretario all’industria, Tito Masi: “Le motivazioni dell’esposto meritano l’attenzione del governo, ma non possono essere sottovalutate le esigenze di una società presente da oltre 20 anni sul territorio, con oltre 60 dipendenti, che vuole allargarsi, creando nuova occupazione, in un area destinata alle attività produttive”.
Attualmente, sono una settantina i dipendenti dell’AluTitan: l’ampliamento aziendale porterebbe, non solo, a raddoppiare la capacità produttiva, ma anche nuova occupazione per altri 40 dipendenti, accanto ad un adeguamento alle nuove tecnologie di produzione.
Da 12 anni presidente di una azienda che arriva al fatturato annuo di 35 milioni di euro, Fiorenzo Ravelli non ci sta: “Non siamo un ecomostro. Ma solo una azienda che vuole espandersi e ci piacerebbe farlo qui”. All’AluTitan si trasforma l’alluminio, da cilindri di 600 chili l’uno, a barre e profilati destinati ad aziende di arredamento italiane ed europee: “Non produciamo inquinamento atmosferico – garantisce il presidente – dai nostri camini esce solo aria riscaldata; non produciamo polveri perché tutto il materiale di scarto viene riciclato in Italia e riutilizzato. L’impatto visivo ci sarà, ma obietta, siamo in una zona produttiva, se pur a ridosso di un’area residenziale”.
Resta aperto il problema viabilità a Chiesanuova: la strada per raggiungere la zona industriale è una sola e taglia il centro del Castello: “I disagi ci sono già ora, e da tempo – prosegue Ravelli – sollecitiamo le segreterie competenti per realizzare una bretella per deviare il traffico pesante”.
Un incontro con il Capitano di Castello e AluTitan già c’è stato e alla amministrazione il Presidente ha fornito rassicurazioni: “Siamo una azienda in regola”. E oggi Ravelli allarga l’invito al comitato cittadino: “Venite a visitarci, per vedere come lavoriamo”.
A sollecitare il confronto è anche il segretario al territorio, Marino Riccardi: “Prima di procedere, concorderemo insieme – segreterie, azienda e comitato – una serata pubblica per chiarire le rispettive posizioni”.
Dello stesso avviso il segretario all’industria, Tito Masi: “Le motivazioni dell’esposto meritano l’attenzione del governo, ma non possono essere sottovalutate le esigenze di una società presente da oltre 20 anni sul territorio, con oltre 60 dipendenti, che vuole allargarsi, creando nuova occupazione, in un area destinata alle attività produttive”.
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