Non solo risulta implicato in una maxi evasione fiscale da 5 milioni di euro, ma secondo gli inquirenti il residente a San Marino sarebbe stato la “mente” delle operazioni truffaldine, il trait d’union che collegava le due ditte che commerciavano in elettrodomestici, prese di mira dalle Fiamme Gialle di Rovigo. L’operazione in realtà è partita da Lendinara, con normali controlli eseguiti sulle fatture emesse dai due grossisti residenti a Badia. Da lì, come ha spiegato il comandante della Guardia di Finanza di Rovigo Michele Piemontese, è subito emerso come i due grossisti non presentassero alcuna dichiarazione dei redditi. “Non sono dotati di spiccate doti imprenditoriali – ha tenuto a puntualizzare il tenente colonnello – dunque abbiamo pensato ci fosse qualcun altro dietro di loro”. E questo qualcuno sarebbe proprio il residente a San Marino che, cercato dai finanzieri, non risulta però più essere nel Veneto. Forse è tornato in Repubblica, ma per appurarlo occorrerà una rogatoria internazionale, sempre che la Procura decida di inviarla nel prosieguo delle indagini. Nel frattempo, la Guardia di Finanza locale è tornata a presidiare la superstrada a ridosso del confine di Dogana, controllando autovetture e mezzi di trasporto appena usciti dalla Repubblica. Altri presidi sono previsti nei prossimi giorni. Sullo sfondo, oltre alle normali verifiche, anche l’oscura vicenda legata al rapimento del piccolo Tommaso Onofri: il padre Paolo, prima di essere indagato per pedopornografia, risultava coinvolto in una storia di riciclaggio, coi soldi che parevano destinati proprio a San Marino.
Riproduzione riservata ©