Respinte le eccezioni preliminari sollevate dalla difesa, è entrato nel vivo il processo a carico di Marcello Biagioli, ex comandante della gendarmeria, e di suo figlio Carlo, avvocato. Il primo è chiamato a rispondere di falso in atto pubblico, con la compartecipazione del figlio. Il giudice Vittorio Ceccarini ha accolto la richiesta della difesa di poter accedere a tutti i fogli di servizio compilati nel periodo tra il giugno e l’agosto 1999. Oggetto principale del contendere, infatti, è proprio un foglio di servizio, del luglio 1999, contenente un’annotazione che i due gendarmi in pattuglia quella sera hanno disconosciuto. Secondo uno dei testimoni ascoltati, il Maresciallo Bernacchia, quell’annotazione era stata scritta da Carlo Biagioli sotto dettatura del padre Marcello. A riferirlo era stato il vicebrigadiere Paoloni, davanti al quale sarebbe avvenuta la compilazione, che probabilmente sarà il teste chiave del processo e che sarà ascoltato nelle prossime udienze. L’annotazione riguardava un controllo fatto nei confronti di Stefano Virgili, considerato uno degli autori del furto al caveau di Roma, reato attribuito alla Banda della Magliana. Virgili, per scagionarsi, aveva sostenuto che quella sera, il 16 luglio 1999, si trovava a San Marino e non a Roma. Ma i gendarmi di pattuglia, che si sono anche costituiti parte civile nel processo, non ricordano di averlo mai fermato. Il foglio di servizio così compilato, dunque, doveva fornire un alibi a Virgili. La seconda udienza del processo è già stata fissata per lunedì 12 novembre.
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