“Ho assistito ad una scena agghiacciante”, questo l'inizio di un post su Facebook di una donna che afferma di aver visto abbattere un cinghiale sulla pista ciclopedonale che costeggia una strada di Faetano. La materia è complessa, tanto che più volte questioni relative alla caccia sono finite in aule di tribunale. Sta di fatto che all'Ufficio Gestione Risorse Ambientali ed Agricole è arrivata una segnalazione relativa a un cinghiale che è stato abbattuto, nell'ambito di una braccata nella mattina del 9 dicembre, nei pressi di Strada del Marano.
A questo si aggiunge il post della testimone che - scrive -, mentre transitava su quella strada in direzione monte, è stata fermata dai cacciatori; di lì a poco un cinghiale, rincorso dai cani, è stato colpito e – testualmente - “freddato affianco alla strada su di un pezzo di pista ciclopedonale”.
Il capo squadra della battuta, da noi contattato, dà la sua versione. I cinghiali stavano scendendo sulla spalla di terreno che termina su Strada del Marano. Un esemplare femmina, a monte, è stata colpita non mortalmente e ha continuato a correre e ruzzolare verso la strada, motivo per cui ai colleghi cacciatori è stato chiesto, per precauzione, di fermare momentaneamente il traffico. Quindi, per evitare che attraversasse la strada inseguito dai cani, è arrivato l'ordine di finire l'animale. “Esecuzione” avvenuta, appunto, sulla ciclabile.
Dall'Ugraa spiegano che le Guardie ecologiche hanno controllato la battuta, ma non hanno colto il momento in cui l'animale è stato abbattuto. E richiamo il decreto n.18 del 5 giugno 1972, il cui articolo 32 recita: “L'esercizio della caccia [...] è vietato nelle zone distanti meno di 100 metri da immobili adibiti ad abitazione o a posti di lavoro nonchè sulle strade carrozzabili”. Ed è “vietato sparare in direzione di detti immobili e vie di comunicazione a distanza minore di 150 metri dagli stessi”. E, di fatto, una pista ciclopedonale, non contemplata nel testo oltre 50 anni fa, non è una strada carrozzabile.
Interviene anche l'Apas con la presidente Emanuela Stolfi che afferma di non stupirsi “di questi comportamenti”. Secondo la Protezione animali di San Marino, per i cacciatori “tutti i mezzi sono leciti quando è ora di eradicare i cinghiali”. Quest'ultimi – continua Stolfi –, sono peraltro calati tantissimo di numero grazie soprattutto all'attività del lupo “che è riuscito in poco tempo a fare quello che i cacciatori non sono riusciti in molti anni”.