12 chili di tenerezza. E’ la prima sensazione che si riceve guardando il piccolo di delfino, lungo un metro, nato in cattività nel parco oltremare di Riccione. Sempre accanto alla madre, spia ogni suo gesto, nuota al suo fianco, a volte sopra, a volte sotto il corpo materno che appare gigantesco se paragonato al suo.
E la madre gli insegna tutto, a prendere il latte, a salire in superficie a colpi di muso per respirare, a girarsi sulla pancia, uno dei movimenti tipici dei delfini, a prendere la poppata dalle mammelle che si trovano all’interno. Lui, che non ha ancora un nome per scaramanzia, in attesa che superi i primi e più difficili mesi di vita, dal 9 giugno, giorno del parto arrivato dopo circa 9 mesi di gestazione, nuota in una vasca che funge da nursery, e spinnetta come un matto per non perdere metri sull’andatura della madre che a volte rallenta per aspettarlo.
E’ignaro dei tanti occhi che lo spiano: di biologi, di veterinari, tutti occupati a controllare i suoi progressi, senza toccarlo, o entrare in vasca. Ogni suo movimento ha un significato per occhi esperti: quante volte beve acqua, quante volte respira, quante volte prende il latte, come interagisce con la madre, come nuota.
E il piccolo che ignora anche di essere il primo in Italia della seconda generazione di delfini nati in cattività, è occupatissimo ad imparare tutto quello che può dalla sua mamma.
E la madre gli insegna tutto, a prendere il latte, a salire in superficie a colpi di muso per respirare, a girarsi sulla pancia, uno dei movimenti tipici dei delfini, a prendere la poppata dalle mammelle che si trovano all’interno. Lui, che non ha ancora un nome per scaramanzia, in attesa che superi i primi e più difficili mesi di vita, dal 9 giugno, giorno del parto arrivato dopo circa 9 mesi di gestazione, nuota in una vasca che funge da nursery, e spinnetta come un matto per non perdere metri sull’andatura della madre che a volte rallenta per aspettarlo.
E’ignaro dei tanti occhi che lo spiano: di biologi, di veterinari, tutti occupati a controllare i suoi progressi, senza toccarlo, o entrare in vasca. Ogni suo movimento ha un significato per occhi esperti: quante volte beve acqua, quante volte respira, quante volte prende il latte, come interagisce con la madre, come nuota.
E il piccolo che ignora anche di essere il primo in Italia della seconda generazione di delfini nati in cattività, è occupatissimo ad imparare tutto quello che può dalla sua mamma.
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