Tutti ormai conoscono il suo volto, i suoi abiti, le sue borse piene di armi e persino le sue scarpe, eppure l'attentatore che ieri ha imperversato in lungo e in largo per Parigi, ferendo anche un fotografo a Liberation, è ancora senza un nome. Gli inquirenti brancolano nel buio, affermano di disporre di "numerosi elementi" ma non sono ancora in grado di identificare il sospetto, un uomo fra i 35 e i 45 anni, in apparenza europeo, forse con il cranio rasato (ma è una voce non confermata, visto che nelle foto e video indossa sempre un cappellino). Ormai la polizia è certa che sia stato sempre lui venerdì a fare irruzione, senza sparare, nella redazione di BFM TV, minacciando un giornalista, poi a passare all'azione ieri contro il fotografo di Liberation, sparando alle vetrate di una banca alla Defense e infine prendendo in ostaggio un automobilista per farsi lasciare sugli Champs-Elysees. L'ostaggio è stato torchiato a lungo ieri, in quanto unica persona ad aver parlato all'attentatore con il quale è rimasto 20 minuti. L'individuio gli avrebbe mostrato una bomba estraendola da una delle due borse che ha sempre con sé: in una c'è l'inseparabile fucile a pompa, nell'altra l'arsenale esplosivo. Gli inquirenti stanno anche verificando alcune delle telefonate ritenute più credibili di cittadini, esortati dal procuratore a dare informazioni utili sull'attentatore in fuga ad un numero verde. Ieri, al termine di una lunga e difficile giornata, il ministro dell'Interno Manuel Valls ha fatto il punto con gli inquirenti nella sede della polizia, al 36 di Quai des Orfevres: "c'è preoccupazione - ha ammesso il ministro - fin quando non lo prenderemo, sappiamo che può di nuovo passare all'azione".
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