Un silenzio irreale ha raccolto tutto il paese attorno alla famiglia di Alessandro Giorgioni, il carabiniere ucciso due giorni fa a Pereto di Sant’Agata Feltria.
Il feretro del militare e’ stato portato nella Chiesa di San Pietro a Novafeltria, con al seguito la moglie e il figlio Leonardo, di 5 anni. Ad accoglierli il picchetto d’onore dei carabinieri e i vertici dell’Arma.
Il Vescovo della Diocesi di San Marino-Montefeltro Paolo Rabitti ha iniziato la celebrazione invitando il bandito che ha ucciso il giovane carabiniere a ravvedersi. Un appello implicito al pericoloso latitante Luciano Liboni, detto il Lupo, ritentuo dagli inquirenti il killer di Giorgioni.
E proprio mentre a Novafeltria si stavano celebrando i funerali, a Roma un uomo ha sparato per sottrarsi ad un controllo di polizia. Quest’uomo ha la mano destra fasciata, come Luciano Liboni. Questo elemento, oltre alla descrizione dell’aspetto del fuggiasco, fa ritenere agli investigatori pesaresi, in costante contatto con Roma, che il killer cui si sta dando la caccia da giorni sia lo stesso uomo in fuga nella capitale. Il 21 luglio infatti Liboni si fece medicare sotto falso nome nell’ospedale di San Piero in Bagno, dicendo di essere caduto dalla moto. Un incidente in cui aveva riportato una frattura al naso e una contusione a tre dita della mano. Altro elemento, secondo gli investigatori, che potrebbe ricondurre al pregiudicato, e’ anche la stessa arma usata sia contro gli agenti, sia nell’omicidio di Alessandro Giorgioni. Nel corso della fuga, a tratti concitata, l’uomo si e’ impossessato, nei pressi di piazza Esedra, di un ‘auto con a bordo un uomo e due bambini. Ha percorso un breve tratto di strada per poi continuare a piedi. Nel curriculum di questo pericoloso pregiudicato c’è anche un tentato omicidio. E’ avvenuto il 3 luglio, alle porte di Roma, sempre ai danni di un carabiniere. Anche quella volta il Lupo ha sparato 2 colpi di pistola contro il militare che gli aveva chiesto i documenti. Il piccolo Leonardo oggi ha sepolto suo padre. La famiglia attende giustizia.
Il feretro del militare e’ stato portato nella Chiesa di San Pietro a Novafeltria, con al seguito la moglie e il figlio Leonardo, di 5 anni. Ad accoglierli il picchetto d’onore dei carabinieri e i vertici dell’Arma.
Il Vescovo della Diocesi di San Marino-Montefeltro Paolo Rabitti ha iniziato la celebrazione invitando il bandito che ha ucciso il giovane carabiniere a ravvedersi. Un appello implicito al pericoloso latitante Luciano Liboni, detto il Lupo, ritentuo dagli inquirenti il killer di Giorgioni.
E proprio mentre a Novafeltria si stavano celebrando i funerali, a Roma un uomo ha sparato per sottrarsi ad un controllo di polizia. Quest’uomo ha la mano destra fasciata, come Luciano Liboni. Questo elemento, oltre alla descrizione dell’aspetto del fuggiasco, fa ritenere agli investigatori pesaresi, in costante contatto con Roma, che il killer cui si sta dando la caccia da giorni sia lo stesso uomo in fuga nella capitale. Il 21 luglio infatti Liboni si fece medicare sotto falso nome nell’ospedale di San Piero in Bagno, dicendo di essere caduto dalla moto. Un incidente in cui aveva riportato una frattura al naso e una contusione a tre dita della mano. Altro elemento, secondo gli investigatori, che potrebbe ricondurre al pregiudicato, e’ anche la stessa arma usata sia contro gli agenti, sia nell’omicidio di Alessandro Giorgioni. Nel corso della fuga, a tratti concitata, l’uomo si e’ impossessato, nei pressi di piazza Esedra, di un ‘auto con a bordo un uomo e due bambini. Ha percorso un breve tratto di strada per poi continuare a piedi. Nel curriculum di questo pericoloso pregiudicato c’è anche un tentato omicidio. E’ avvenuto il 3 luglio, alle porte di Roma, sempre ai danni di un carabiniere. Anche quella volta il Lupo ha sparato 2 colpi di pistola contro il militare che gli aveva chiesto i documenti. Il piccolo Leonardo oggi ha sepolto suo padre. La famiglia attende giustizia.
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