In questa occasione non si parla di violenza negli stadi, ma di un vero e proprio caso politico. Non si disputerà l'amichevole tra Israele ed Argentina. Ad innescare la miccia, la decisione di spostare l'incontro da Haifa a Gerusalemme, il cui status è oggetto di una dura disputa a livello internazionale. “La capitale di Israele – aveva dichiarato il Ministro allo sport, Regev - è il posto più adatto per una partita così prestigiosa”. Immediata, tuttavia, la replica del Presidente della Federcalcio Palestinese, che si era rivolto alla rappresentanza diplomatica di Buenos Aires, sostenendo che lo Stato Ebraico avesse dato un valore politico alla partita. E poi un ammonimento: se l'Argentina disputerà questo incontro “milioni di fan palestinesi e arabi bruceranno la maglietta di Messi”. La nazionale 2 volte Campione del Mondo, inizialmente, aveva continuato ad allenarsi come nulla fosse a Barcellona. Il caso, tuttavia, ha ben presto varcato i confini mediorientali, e un gruppo di tifosi si è presentato a bordo campo con bandiere e maglie della Nazionale macchiate di sangue. Troppo, secondo alcuni, per continuare. I calciatori si sono rivolti allora alla Federcalcio Argentina, esprimendo preoccupazione per le minacce ricevute. Da qui la decisione di annullare l'amichevole, che ha fatto infuriare il Ministro israeliano della Difesa. “Le star sudamericane – ha tuonato Lieberman – hanno ceduto a chi ci odia”. “E' stata fatta la cosa giusta – ha commentato invece l'attaccante dell'”Albiceleste”, Gonzalo Higuain –, la sicurezza e il buon senso sono al primo posto”. Secondo fonti di stampa sarebbe stato proprio Messi, a spingere personalmente per la cancellazione, insieme a Mascherano e al ct Sampaoli. “Sono dei campioni di umanità – avrebbe detto il Presidente della Confederazione palestinese in Sud America -, non lo dimenticheremo mai”.
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