Che si sia trattato di una decisione poco più che simbolica, lo si è capito chiaramente dalle dichiarazioni a caldo del Premier israeliano. “Il voto dell'Assemblea generale – ha dichiarato, sprezzante, Benyamin Netanyahu – è destinato al secchio della spazzatura della storia”. Ma per l'amministrazione Trump, quella di ieri, all'ONU, è stata comunque la conferma di un progressivo isolamento internazionale, dopo lo strappo sullo status della Città Santa. Su 193 Paesi, ben 128 – tra cui l'Italia - hanno votato “si” alla risoluzione, presentata da Turchia e Yemen, che condannava il riconoscimento di Gerusalemme – quale capitale di Israele – da parte della Casa Bianca. A favore anche San Marino; anche se – sul voto del Titano – c'è stato un piccolo giallo. Il tabellone delle Nazioni Unite, infatti, riportava inizialmente la Repubblica tra i Paesi assenti. “C'è stato un disguido alla missione – fa sapere oggi il Segretario di Stato Nicola Renzi -, ma poi è stato risolto e San Marino, con il proprio voto, si è allineato alla maggioranza dei Paesi su un tema estremamente sensibile”. Contrari, invece, - oltre a Stati Uniti ed Israele – 7 piccoli Stati, come Isole Marshall ed Honduras. 35 gli astenuti, tra i quali Australia, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Romania, Lettonia. Tutti Paesi legati in un qualche modo alla superpotenza americana. Le parole dell'ambasciatrice di Washington al Palazzo di Vetro, del resto, erano state chiare. "Questo voto sarà ricordato". Qualcosa di simile a una minaccia, insomma; che conferma le dichiarazioni di Trump dei giorni scorsi. Il Presidente aveva promesso un taglio delle sovvenzioni ai Paesi che si sarebbero schierati contro la Casa Bianca alle Nazioni Unite.
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